
Gli attori di Casa Surace al Bicocca Village Sopra la partenza del «Pigliati ’na cosa Tour» dalla Centrale
Milano, 9 luglio 2017 - «Canten tucc ‘lontan de Napoli se moeur’, ma po’ i vegnen chi a Milan», cantava Giovanni D’Anzi nella sua “O mia bela Madunina”. I ragazzi di Casa Surace, social community partenopea con oltre un milione di fan, ci scherzano su, ma ammettono: «Abbiamo pensato più volte di trasferirci qui, da bravi terroni fuori sede. È l’unica città in cui vivremmo». Certo, dopo Napoli. Dodici menti - fra attori, autori, registi e amministrativi -, tutti e dodici hanno una percezione diversa della città, ma condividono un amore senza filtro. Ricky - Riccardo Betteghella – è il milanese del gruppo. Solo sul set però.
Campano dalla nascita, a Milano non ci era mai stato prima, nonostante vesta i panni del ragazzo del Nord. «Qualcuno lo doveva pur fare», sorride. Si è calato così bene nella parte che da quella prima volta e da quando hanno ricreato in un video la Pasquetta a parco Sempione ormai si sente a casa. «Ora sono il Milanese fuori sede – racconta -. Pensano tutti che sono lombardo, sono incastrato. Mi piace molto la città, soprattutto il quartiere Isola. È accessibile, con gente alla mano, locali carini. E c’è anche la cotoletta milanese». Pasqui, al secolo Bruno Galasso, interpreta il barese trapiantato a Milano e ha messo il primo piede in città proprio per Casa Surace: «Mi piace la città, la sua architettura – racconta –. Al primo cenno di nebbia però io scappo. Sul trasferimento ci abbiamo pensato su, potrebbe essere la chiusura del cerchio, e non mi dispiacerebbe. Manca solo il mare. Ed effettivamente questo per me può rappresentare un bel problema, io vivo nel quartiere porto, non so se riuscirei a reggerne l’assenza, fisicamente e psicologicamente, però Milano è bella sì. Ci torno sempre volentieri. Ha un fascino mistico». Per Andrea Di Maria, che ha calcato anche il set di «Torneranno i prati», diretto da Ermanno Olmi, e ha appena finito di girare le ultime puntate di Gomorra, Milano è la città del teatro.
«Per 15 anni sono venuto in tournée qui, tre mesi al Manzoni ogni anno – ricorda – il pubblico è caloroso e predisposto al linguaggio partenopeo. Con Casa Surace ho scoperto anche la Milano più commerciale, delle aziende, degli apericena. Adoro il quartiere di Brera, dove c’è il mio barbiere, il mio salumiere, è come un paesino». Suo fratello Pasquale, aiuto-regista e producer del gruppo, guarda incuriosito il Bosco verticale, ma si lascia conquistare: «Milano è bellissima, accogliente». Anche per questo hanno deciso di partire dalla Stazione Centrale per «Pigliati’na Cosa Tour», la tournée che li sta portando in tutta Italia con Coop, per consegnare «pacchi da giù» con i prodotti di Libera Terra ai fan e al Rifugio della Caritas. Daniele Pugliese ha vissuto tre anni a Bologna, era un «fuori sede» a tutti gli effetti, e sei mesi a Milano. Qui arrivava sempre il «pacco da giù», carico di olio, pomodori, tonno, insaccati, salsiccia, spediti da mamma: «È ancora un simbolo per chi si trasferisce dal Sud, anche a Milano, serve più ai genitori, è il loro modo di dire che ci sono, che “cucinano” ancora per noi». Beppe Polito ricorda i concerti ad Assago - «Quando ho visto Bublè ho pianto i primi 10 minuti» -, ma anche Milan-Barcellona e Milan-Napoli allo stadio e adora le linee del metrò. Per Alessio Strazzullo, autore e fondatore di Casa Surace, nonché direttore della fotografia, Milano è la città delle amicizie: «È la seconda destinazione dopo Napoli, ero già venuto anche per lavoro, avevo girato un documentario. Il mio luogo del cuore? Il parco Lambro».
Per Valentina Russo, organizzatrice e «badante» della combriccola, è famiglia: «Ho tanti parenti che vivono i città e poi c’è il mio Milan, venivo sempre allo stadio con papà da piccola. Che ricordi i festeggiamenti per lo scudetto». Simone Petrella, amministratore della società e regista, quando torna lascia sempre un pezzo di cuore: «Ci sono venuto spesso per lavoro, al Piccolo, e per sentimento. Ero partito con un pregiudizio, pensavo non mi piacesse, noi giochiamo con alcuni stereotipi, ma Milano è una città viva. Adoro scoprirla di notte, in silenzio. Perché non aprire Casa Surace a Milano? Ce lo chiediamo spesso. Chissà».