
Carmela Rozza consigliera regionale del Pd critica sul nuovo regolamento delle assegnazioni degli alloggi pubblici
"Il tema vero è tutelare chi ha bisogno di una casa popolare. E se si vuole ragionare sul bisogno di una famiglia è evidente che conta soltanto il valore delle proprietà immobiliari, non il dato chilometrico". Carmela Rozza, consigliera regionale del Pd, commenta così l’accordo raggiunto da Fratelli d’Italia e Lega sul nuovo regolamento delle assegnazioni degli alloggi pubblici: come già riportato, in occasione della legge di revisione normativa ordinamentale, salvo sorprese dell’ultima ora, il centrodestra approverà una modifica al regolamento che consentirà anche a chi abbia una casa di proprietà di chiedere un alloggio popolare, a patto che la casa di proprietà sia distante almeno 10 chilometri dal Comune nel quale si chiede di beneficiare dell’edilizia pubblica e, ovviamente, che il possesso di tale casa non faccia salire l’Isee oltre la soglia massima prevista per accedere all’edilizia pubblica. Una svolta perché finora il regolamento vietava di far domanda a chi avesse una casa di proprietà, ovunque si trovasse. Un principio, questo, che la consigliera del Pd continua a ritenere giusto: "Se il centrodestra porterà in Consiglio regionale questa modifica inserendola nella legge ordinamentale, noi faremo tutto il possibile per non farla passare – anticipa Rozza –. Già in commissione abbiamo presentato un emendamento per cancellare ogni riferimento ai chilometri, all’inizio si parlava di 100 chilometri e non di 10. E anche la Lega ha fatto altrettanto" sottolinea la consigliera dei Democratici. Poi, come detto, ecco l’intesa.
"In questo modo tuteliamo i lombardi che hanno case di proprietà non adeguate evitando che siano scavalcati da chi arriva da fuori": così FdI e Carroccio hanno infine motivato la loro decisione. "Se il tema è tutelare chi ha una casa di proprietà in un Comune svantaggiato, l’unico criterio sensato è ricorrere al valore dell’immobile – scandisce Rozza –: se è basso perché, per fare un esempio concreto, si trova in una zona in cui non si vendono case da 30 anni, allora ha senso agganciarsi al valore della proprietà e consentire la partecipazione ai bandi dell’edilizia pubblica. Ma se la casa si trova in una zona che ha un suo mercato, sia essa la città di Pavia o Giardini Naxos, la possibilità di partecipare ai bandi non può essere concessa. È quindi evidente che non ha fondamento farne una questione di chilometri". Ma per Rozza ci sono altri due aspetti: "Dire che si vogliono tutelare i lombardi è una presa in giro. Il rischio vero è che questa modifica al regolamento finisca col tutelare soprattutto i nullafacenti, con ovvie ricadute sul pagamento del canone, perché se si lavora è molto difficile che il cumulo tra redditi da lavoro e casa di proprietà consenta di avere diritto ad un alloggio popolare. Senza contare la contradditorietà di una Giunta regionale che un giorno dice di voler incoraggiare, attraverso i bandi dell’edilizia pubblica, l’arrivo a Milano e in Lombardia di infermieri, tranvieri e di altri professionisti di cui abbiamo grande bisogno, e il giorno dopo dice che bisogna dar priorità ai lombardi: si decidano. Questa destra si occupa del popolo solo a parole". L’ultima nota è sulle ricadute della sentenza di primo grado col quale il Tribunale di Milano ha intimato alla Regione di riformulare radicalmente il punteggio riconosciuto a chi risieda in Lombardia e in un Comune lombardo nella fase della stesura delle graduatorie perché discriminatorio e sproporzionato rispetto ai punti riconosciuti in base al bisogno: "Se in Giunta arriverà lo stesso regolamento uscito dalla commissione, il problema sollevato dal Tribunale non è risolto, resta intatto".
Giambattista Anastasio