Melzo (Milano), 5 gennaio 2024 – Facciata e “cappotto“ nuovi di zecca fuori. Dentro tubature marce e bucherellate, problemi cronici di umidità, muffa e infiltrazioni, “pioggia“ dagli alloggi ai locali cantina, infissi e tapparelle malandati, riparazioni posticce. Come corredo la fatiscenza in molti spazi comuni e, marchio di fabbrica del complesso, la triste infilata di auto abbandonate e vandalizzate nel parcheggio interno. “Anno nuovo, insomma, ma problemi vecchi. E zero interesse a risolverli”. Rosanna Conti abita al civico 34 del maxi complesso Aler di viale Europa. Appartamento al primo piano e cantina: ma inutilizzabile da mesi e mesi ‘causa pioggia’. “Ecco qua, viene giù acqua senza sosta – spiega, mostrando il locale mangiato dall’umidità e un enorme catino pieno per metà dell’acqua che filtra dal soffitto –. Chiedo un intervento da quasi un anno. Ma nessuno mi ascolta”.
I problemi
Bolle sul soffitto fradicio, acqua anche nel corridoio comune, sotto le grandi tubazioni bucherellate. Se da basso piove, macchie di muffa e umidità vecchie e nuove affrescano l’appartamento esattamente sopra, dove vivono da quasi quarant’anni Antonia (nella foto in basso) e Vincenzo Tridente. Sul pavimento, di stanza in stanza, un curioso dedalo di mattonelle di colori diversi: “A ogni colore corrisponde un intervento sulle tubature – raccontano – hanno spaccato ovunque, ma non si è mai risolto. L’acqua filtra, di sotto piove e qui non abbiamo una parete sana. Non tinteggiamo nemmeno più, non ha senso”.
Denunce vecchie d’anni
Magagne segnalate a più riprese negli anni. In giugno decine di inquilini del complesso, dove vive una cinquantina di famiglie, si riunirono in presidio nell’androne, in mano le foto, scattate nelle proprie case, di infissi malconci, macchie di muffa, finestre rotte, tubi bucati. Anche su Melzo si è investito, e non poco. I fondi del Pnrr hanno consentito negli ultimi due anni la realizzazione del cappotto isolante, un intervento di ripristino dopo l’alluvione, la tinteggiatura completa degli esterni, in bianco e rosso.
Il sindacato degli inquilini
“Ma – tuona Conti – è come fare un bel maquillage a un malato grave. I problemi sono altri. Ogni tanto qualcuno arriva, spacca, richiude e va. Chi sa lavorare con le mani, e nei palazzi abitano operai o muratori che lo sanno fare, si stufa di chiedere e decide di fare da sè. Chi non può, niente”. Rosanna Conti è collaboratrice e referente del sindacato inquilini Sicet. “Non ho tregua. I vicini mi citofonano o suonano continuamente, anche due o tre volte al giorno. Mi segnalano problemi, mi portano carteggi e documenti. Sono esasperati, e giustamente”. Il cappotto? “Un ‘super spot’. Tutto il resto è sempre uguale. E non interessa a nessuno. Siamo un quartiere abbandonato”.