
Papa Francesco abbraccia una ragazzina nel giorno della sua visita alle case di via Salomone
Milano, 22 aprile 2025 – “Il Papa ci ha insegnato il significato di condivisione. Metteva in pratica nella vita quotidiana, di uomo, il Vangelo, spronandoci con il suo esempio a fare altrettanto. La gente per lui si è mobilitata, ha aperto il proprio cuore. Abbiamo piantato un ulivo che ancora cresce. Noi sentiamo tuttora la sua presenza”.
Giorgio Sarto, ottantenne, che per anni ha coordinato i servizi di prossimità Caritas dell’Unità pastorale Forlanini tra cui lo spazio anziani nelle case Aler di via Salomone, ricorda i giorni in cui questo quartiere della periferia sud est si preparava ad accogliere Papa Francesco, che scelse il complesso popolare come prima tappa della sua visita milanese il 25 marzo del 2017. “Fu coerente. Dimostrò di non essere per gli ultimi solo a parole: volle venire in una periferia, non nella ‘Milano vetrina’. È stato in grado di unire credenti, non credenti, italiani, stranieri: tutti lo aspettavano”.
E a Papa Francesco, quel giorno, gli abitanti consegnarono dei doni preparati con le loro mani: un libro artigianale con decine di messaggi, una stola confezionata dalla cooperativa “Il filo colorato di San Vincenzo“, tre testimonianze scritte – una di Giorgio Sarto, la seconda di una volontaria al doposcuola parrocchiale, la terza delle Piccole sorelle di Gesù –. Poi anche un quadro con al centro la Madonnina candida alle porte di San Galdino: un tempo, proteggeva le case minime di via Zama (poi sostituite dai palazzi di via Salomone).
I pittori del gruppo Gafm, Gruppo artistico Forlanini Monluè, crearono per l’occasione anche un altro dipinto, con il Papa davanti alla parrocchia di San Galdino. “Un quadro che porta la firma dei nostri pittori Enrico Giussani e Anna Maggi – sottolinea Enzo Zoppi, del Gafm – che non riuscimmo a consegnare al Pontefice quel giorno. Ma poco male. È appeso nella parrocchia di San Nicolao della Flue. Poi ne è stata fatta una copia per San Galdino. Di Papa Francesco ricorderò sempre la profonda umanità”.

Anche il parroco di allora, don Augusto Bonora, che oggi è guida della comunità pastorale di Quarto Oggiaro, sottolinea che “la sua visita è stata la situazione che ha generato più coinvolgimento: tutti volevano attivarsi per preparare l’accoglienza. Qualcuno si è anche avvicinato alla Chiesa in quel periodo. E questo perché Papa Francesco avvicinava a sé, già prima di arrivare fisicamente. Per gli abitanti era come se dovesse venire in visita una persona cara. Andò in un alloggio in cui c’era un allettato da anni. Poi da una famiglia musulmana, spronando quindi a coltivare l’amicizia e l’aiuto tra le persone di qualunque fede. Infine scelse una casa di anziani. La signora che lì abitava fu ricoverata due giorni prima della visita del Papa, per problemi polmonari, e lui le telefonò mentre era in ospedale. La sua grande umiltà colpiva sempre”. Tra gli aneddoti che i cittadini raccontano, anche il momento in cui il Pontefice “sparì“ in cortile, entrando in un bagno chimico.
“Inusuale. Per qualcuno forse sarebbe stato inconcepibile che un Papa facesse una cosa del genere. Ma Papa Francesco era “uno di noi” e non lo nascondeva”, sottolinea don Bonora.
Da non dimenticare, poi, il fatto che la sua visita rappresentò la spinta decisiva per riqualificare le (ex) Case Bianche di via Salomone, oggi colorate. “Ha avuto il potere di attivare una trasformazione attesa da anni dagli inquilini: lavori sulle facciate, nuovi ascensori e altro”. La scintilla di un cambiamento “di cui sono state gettate le fondamenta ma che non si è ancora compiuto del tutto: di strada da fare, ne abbiamo ancora. Ma Papa Francesco ha mostrato che nessuno deve essere abbandonato, men che meno i più fragili” commenta Silvana Gallo, del Comitato Salomone Rinasce, che ieri su Facebook ha condiviso una foto di quella giornata. “Oggi siamo in lutto – concludono gli abitanti –: gli saremo per sempre riconoscenti”.