REDAZIONE MILANO

Caso Eni, in Procura ne vogliono discutere

Alcuni pm lo hanno chiesto al capo Francesco Greco. Intanto il presidente del collegio che ha assolto tutti scrive una nota a Brescia

E alla fine si aprirà un dibattito in Procura. Forse. Per ora, il capo Francesco Greco non ha risposto alla domanda di alcuni sostituti che, in chat, hanno chiesto che della vicenda che vede tre loro colleghi indagati per il caso Eni, per lo meno si discuta. Chissà.

Intanto i pm bresciani chiedono di acquisire copia della sentenza Eni-Nigeria e i giudici milanesi sono pronti a spedirla. Il presidente del collegio Marco Tremolada, poi, starebbe per aggiungervi una nota integrativa. Passaggi anche non scontati nell’inchiesta aperta a Brescia sui due pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro indagati per rifiuto d’atto d’ufficio. Accusa che discende direttamente anche dalle parole messe a verbale da un altro pm milanese, Paolo Storari, pure lui indagato sempre a Brescia ma per rivelazione di segreto d’indagine, avendo divulgato due verbali segretati consegnandoli in copia all’allora membro del Csm Piercamillo Davigo e poi finiti ai giornali. Vicende assai complicate ma entrambe legate al processo Eni-Nigeria.

Nessuna sospresa, dunque, se la procura bresciana ha chiesto al tribunale milanese di aver copia delle motivazioni di quella sentenza del caso Eni-Nigeria finito con 15 assoluzioni, per acquisirle nella loro inchiesta. Secondo l’ipotesi degli inquirenti, alimentata proprio dal testo delle motivazioni in questione, i pm De Pasquale e Spadaro avrebbero omesso di depositare nel processo materiale probatorio che riguardava l’ex manager Eni Vincenzo Armanna. Il riferimento è ad un video del 2014 nel quale Armanna, parlando con l’avvocato Piero Amara - legale esterno Eni anche lui trasformatosi in accusatore del “cane a sei zampe“ - diceva che avrebbe voluto ricattare i vertici di Eni gettando loro "fango" addosso.

Con gli interrogatori del pm Storari (a cui il pg della Cassazione Salvi ha già mosso contestazioni disciplinari per il caso dei verbali consegnati a Davigo), sono emersi poi gli altri elementi che i due pm De Pasquale e Spadaro avrebbero nascosto. Ossia una serie di chat su un presunto versamento da parte del solito Armanna ad un teste, chat trasmesse da Storari ai pm del processo Eni-Nigeria a febbraio scorso. Trasmissione a cui i due magistrati, informando pure il procuratore Greco, risposero parlando di gravi violazioni procedurali sì, ma negli accertamenti da parte del collega, che secondo loro avrebbe acquisito quel materiale in modo irrituale.

I giudici che hanno assolto i vertici Eni, nelle motivazioni definiscono invece "irrituale" una mossa dei due pm De Pasquale e Spadaro "nel processo": cercarono di introdurre come teste Amara, senza dire che avevano inviato a Brescia (fascicolo poi archiviato) passaggi di un verbale in cui l’avvocato gettava ombre sul presidente del collegio parlando di "interferenze da parte della difesa Eni".

E così alla procura di Brescia dovrebbe arrivare anche una nota da parte del presidente Tremolada, deciso a tutelarsi sui sospetti seminati dall’avvocato Amara in quel passaggio di verbale. ll fascicolo poi venne archiviato a Brrescia, ma Tremolada starebbe preparando in proposito una sua nota integrativa alle motivazioni della sentenza Eni.

Un intrigo che il Csm difficilmente potrà fare a meno di vedere e che ha già portato alla luce in modo clamoroso la spaccatura nella procura di Milano dove si ritrovano indagati addirittura tre pm, fra l’altro alla vigilia dell’entrata in pensione del procuratore capo Greco, spesso già lontano (causa ferie arretrate) dagli uffici al quarto piano del Palazzo di Giustizia.

M.Cons.