GABRIELE MORONI
Cronaca

Delitto Gucci, la verità 30 anni dopo. Parla la maga Auriemma: “Patrizia Reggiani? Ve lo dico io perché ha ucciso Maurizio. Se sono pentita? Sì, di non aver capito”

L’omicidio sconvolse Milano il 27 marzo 1995. Pina Auriemma ha quasi 79 anni e 13 li ha passati in cella come complice di Reggiani: “Voleva uccidere il marito, non le credetti. Avrei dovuto avvertire Maurizio. Oggi non abbiamo più niente da dirci. Dissero che ero una maga, non ho mai letto una carta in vita mia”

Pina Auriemma con Patrizia Reggiani durante una vacanza in montagna negli anni Ottanta

Pina Auriemma con Patrizia Reggiani durante una vacanza in montagna negli anni Ottanta

MILANO – Un appartamento piccolo e lindo in un caseggiato popolare milanese. Giuseppina (Pina) Auriemma porta con vivacità tutta partenopea i suoi quasi 79 anni. Ne ha scontati 13 in carcere, dopo una condanna a 19 anni e sei mesi come complice di Patrizia Reggiani e sua intermediaria con i responsabili dell’omicidio Gucci. Pina Auriemma trent’anni dopo il delitto che sconvolse l’Italia.

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Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani

Signora Auriemma, perché è entrata in questa storiaccia come la ‘maga’?

“Se lo sapessi. Non ho mai creduto a queste cose, non ho mai sfogliato una carta. Patrizia sì che aveva la passione. Arrivava a Santo Domingo, neanche il tempo di posare la valigia e chiedeva dove facevano le carte. Qualche volta l’ho accompagnata da una cartomante. Maurizio, poi, non faceva un’assunzione se prima non aveva consultato le carte. Un bravissimo ragazzo ma fragile”.

Come è nata la sua conoscenza con la Reggiani?

“Ci siamo conosciute cinquant’anni fa in un grande albergo di Ischia. Eravamo lì per le terme, ci ha presentato una comune amica. È stata una grande amicizia, anche se io abitavo a Portici e lei a Milano. Ci vedevamo a Ischia, a Capri. Abbiamo fatto anche delle belle vacanze, ne ricordo una in Grecia. Vent’anni di vera amicizia. Avevo capito che aveva vissuto un’infanzia molto difficile. Le sono stata molto vicina quando è finito il suo matrimonio”.

Pina Auriemma oggi, a 78anni
Pina Auriemma oggi, a 78anni

E poi come è andata?

“Patrizia chiedeva a tutti, anche ai negozianti, per avere un killer che uccidesse il marito. Siccome sono di Napoli, di Portici per essere precisi, pensava che avessi qualcuno nella camorra. Io conoscevo Ivano Savioni, che faceva il portiere in un piccolo albergo in via Lulli, a Milano. Ero la zia della migliore amica di sua moglie. Ne ho parlato con lui: ‘Senti, se la signora vi dà un po’ di soldi come anticipo, prendeteli. E che si tolga questo pensiero dalla testa’. Così, giusto per tenere buona Patrizia. Queste persone non erano delinquenti, non avevano mai sparato. Savioni era incapace di un’azione del genere. Cicala l’ho visto due volte, un signore già un po’ anziano appassionato di gioco al casinò. Ceraulo non l’ho mai conosciuto. Gente che non avrebbe mai concluso niente, pensavo. Patrizia si è messa d’accordo con loro. Ho saputo che Maurizio era stato ucciso dalla radio alle nove del mattino, in un albergo di Porta Venezia. Sono stata male”.

Pentita?

“Sono pentita di non avere capito niente. Ho sbagliato. Avrei dovuto avvertire Maurizio, ma come potevo pensare che sarebbe andata a finire così? È stato un tormento. Mi fermavo in continuazione davanti alla caserma dei carabinieri per denunciare e autodenunciarmi. Poi pensavo alle due bambine di Patrizia, alle famiglie degli altri, e mi bloccavo. L’arresto è stato come una liberazione. Finalmente. È arrivata la condanna. Avevo cinquant’anni e la mia vita era finita”.

Patrizia Reggiani, lady Gucci
Patrizia Reggiani, lady Gucci, scortata in Tribunale dalla polizia penitenziaria

Da dove nasceva l’astio di Patrizia Reggiani?

“Credo dal timore che Maurizio potesse avere un figlio dalla nuova compagna e che questo avrebbe rappresentato una perdita di parte dell’eredità per le figlie nate dal loro matrimonio”.

Ha più avuto contatti con Patrizia Reggiani?

“Nessuno. E non ne voglio. So dove abita e cerco di non andare in quella zona. Siamo state a San Vittore per tredici anni e per due abbiamo avuto il divieto di incontro. Ero bibliotecaria e organizzavo anche le proiezioni dei film per le altre detenute. Mi impegnavo molto. Patrizia entrava, ci scambiavamo un ‘buongiorno’, mi chiedeva un libro o diceva quale film le sarebbe piaciuto vedere”.

E se le capitasse di incontrarla?

“Fingerei di non conoscerla. Non abbiamo niente da dirci. Non provo nessun rancore nei suoi confronti. Mi è solo indifferente. Continuo a essere turbata per questa terribile esperienza”.