di Andrea Gianni
MILANO
Due dei componenti del commando che aiutò l’imprenditore russo Artem Uss a fuggire dall’Italia hanno patteggiato. Si tratta del bosniaco di 51 anni Vladimir Jovancic, detto "Vlado il vecchio", e del figlio 26enne Boris, entrambi accusati di procurata evasione aggravata dalla transnazionalità. Il primo ha patteggiato 3 anni ed è passato dal carcere ai domiciliari mentre il secondo, che era già ai domiciliari, 2 anni con pena sospesa: gli è stata revocata, così, la misura cautelare. Un’istanza concordata tra accusa e difesa e accolta dal gip di Milano Anna Calabi che, nella sua sentenza, ha evidenziato il contributo dei due alle indagini, coordinate dal pm Giovanni Tarzia e condotte dai carabinieri. In un passaggio, inoltre, ha chiarito che l’evasione di Uss "è stata resa possibile anche grazie alla collaborazione della Serbia e della Slovenia, nazioni che hanno consentito il transito e la fuga dell’imputato". Vladimir e Boris hanno reso interrogatori e dichiarazioni che hanno aiutato l’inchiesta a salire di livello portando al recente arresto del russo Dmitry Chirakadze, 54 anni, residente in Svizzera. Aristocratico con legami con funzionari e oligarchi di Mosca, sarebbe stato il "coordinatore" del piano di esfiltrazione. Chirakadze, detto "Dima", assistito dagli avvocati Tatiana Della Marra e Ivano Chiesa ha presentato ricorso al Riesame chiedendo la scarcerazione perché, secondo la difesa, non ci sono agli atti riscontri "individualizzanti" che provano che fosse lui il regista e non è chiarito nemmeno quali sarebbero state le sue condotte.
Istanza alla quale si è opposto il pm Giovanni Tarzia, mentre l’inchiesta va avanti sul coinvolgimento di altri russi, sul ruolo dei servizi segreti di Mosca e su eventuali appoggi in Italia. È arrivata intanto, con il patteggiamento di "Vlado il vecchio" e del figlio Boris, la prima sentenza sulla spy story. I due avevano fatto parte del commando che aiutò Uss, figlio dell’ex governatore di una regione siberiana vicino a Vladimir Putin, a lasciare l’Italia a marzo dell’anno scorso mentre si trovava ai domiciliari a Basiglio, in attesa dell’estradizione negli Usa.