
L'esterno del Tribunale di Milano
Milano, 28 gennaio 2017 - Milano vicino all’Europa, anzi davanti. Più veloce della Francia e persino della Germania. La media europea di durata di una causa civile di primo grado è di 237 giorni. A Milano, Italia, ne bastano 144. Succede nel Tribunale del Lavoro, dove per iniziare e concludere un procedimento di primo grado servono meno di cinque mesi. Tralasciando la performance di alcuni Paesi di dimensioni non paragonabili, è quasi un record continentale.
Tutto milanese, però. Perché, stando alle statistiche relative al 2014 della Commissione per la valutazione dell’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (Cepej), preso nell’insieme il dato italiano è lontanissimo da quello meneghino: più di un anno e mezzo per un giudizio di primo grado. Più del doppio della media europea, quasi il triplo della Germania. E c’è persino il sospetto che il dato sia addirittura benevolo. Quello più recente fornito dal ministero della Giustizia, relativo al primo semestre del 2016, parla più realisticamente di 992 giorni di durata media. In pratica, meno di tre anni per definire un processo civile di primo grado. Al Tribunale del Lavoro di Milano, come si diceva, bastano cinque mesi.
«Possiamo dire che la nostra è una felice anomalia che dura da tempo», ammette il presidente Piero Martello. E agli addetti ai lavori che chiedono quale sia il segreto risponde con una specie di vademecum. «Organizzare bene le risorse a disposizione, non solo i togati ma anche il personale amministrativo e la struttura. Grande capacità di lavoro dei giudici e della cancelleria. Ottimo uso del processo telematico. E poi grande collaborazione degli avvocati giuslavoristi milanesi, che cooperano nella non dilatazione dei tempi, anche perché la celerità è la prima tutela dei diritti di entrambe le parti, anche quella destinata a perdere la causa».
Partendo da qui, i risultati sono spettacolari anche con un organico (21 giudici) non paragonabile a quello di altre metropoli come Napoli (57) o Roma (64 toghe). Eppure, negli uffici di via San Barnaba la voce “arretrato” suona come una parolaccia.
Ogni anno il team presieduto da Martello risolve un numero di cause superiore a quelle che sopravvengono. Le più vecchie, così, risalgono al massimo al 2015. Eppure il contenzioso nel campo del lavoro, nella metropoli lombarda e in tempi di crisi economica, non è certo trascurabile. Basti dire che di tutte le cause che si avviano nel settore civile del tribunale di Milano, quelle di competenza della sezione lavoro sono il 25%, una su quattro. Quanto agli esiti dei procedimenti, quelli ovviamente non sono statistiche ma storie di lavoratori e di aziende. E se parliamo per esempio dei ricorsi contro i licenziamenti arrivati a sentenza dopo la riforma della legge Fornero (ma prima del Jobs act ancora troppo recente), la tendenza milanese tra il 2015 e il 2016 è in media salomonica: metà delle cause vinte dal lavoratore, metà dall’azienda.