GIULIA BONEZZI
Cronaca

Sanità, cavillo anti-liste d’attesa: "Ecco come prenotare nei tempi"

Visite ed esami in ospedale, in quattro province sportelli informali gestiti da sindacati e associazioni. Il Pd rilancia la procedura sul suo sito. Astuti: usiamo una norma sconosciuta per garantire un diritto

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Il grimaldello è una disposizione introdotta in Lombardia nel 2020, in attuazione del Piano di governo delle liste d’attesa 2019-2021. Attuazione che s’è schiantata sulla pandemia, ma la disposizione è stata ribadita, lo scorso gennaio, nel "secondo provvedimento urgente per il contenimento dei tempi d’attesa" varato dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso. Dice, in sostanza, che se un ospedale pubblico (Asst) non riesce a garantire a un paziente una visita o un esame con la priorità indicata sull’impegnativa del suo medico (quattro scaglioni tra 72 ore e 120 giorni), "il Responsabile unico aziendale per i tempi di attesa (Rua, ndr ) si attiva per individuare altre strutture" in grado di farlo, e "qualora" non ce ne sia una in tutta l’Ats "la struttura è tenuta ad erogare la prestazione chiedendo al cittadino il solo ticket se non esente".

Un passo in più rispetto alla vecchia mail all’Urp dell’Ats Metropolitana che si mette a scandagliare le agende dei singoli ospedali, procedura che pochi conoscono e ancor meno tentano, rassegnandosi a pagare da privati. Lo stesso vale per la nuova norma che delega la ricerca all’Asst competente in base alla residenza del paziente: "Vogliamo aiutare i cittadini a far valere il proprio diritto alla salute usando norme che Regione Lombardia non pubblicizza", spiega il gruppo del Pd al Pirellone, che sul sito della sua campagna conlasalutenonsischerza.it , lanciata per raccogliere segnalazioni di disagi, illustra la procedura, con un fac-simile della pec da inviare previa fissazione di un appuntamento fuori tempo massimo (da disdire una volta ottenuto quello “buono”, per non allungare l’attesa degli altri).

La procedura è mutuata da quella collaudata, negli ultimi mesi, da una rete informale di "sportelli" gestiti da volontari e realtà (Acli, Auser, Cgil e Spi, Medicina democratica, Cooperativa lotta contro l’emarginazione, Federconsumatori) guidati da alcune articolazioni provinciali del Coordinamento lombardo per il diritto alla salute . Sono partiti dal Lodigiano, e arrivati, spiega Andrea Viani del coordinamento di Lodi, a ventuno sportelli operativi tra quella provincia e altre tre. Milano, Cremona e Varese, la seconda a scendere in campo in giugno, che ora conta tre sportelli in città e altrettanti in provincia e almeno un centinaio di persone aiutate, spiega Filippo Bianchetti del coordinamento varesotto, "con percentuali di successo del 90-95% nel procurare un appuntamento nei tempi giusti" a chi ha una prenotazione oltre soglia, "o non ne ha ottenuta nessuna, oppure in una struttura lontana per le sue possibilità".

Col passaparola - oggi i sindacati confederali alla Camera del lavoro di Milano presenteranno "testimonianze di cittadini che sono riusciti a far valere i propri diritti" - , s’è creata persino un po’ di lista d’attesa agli sportelli del Varesotto, gestiti da volontari "che hanno seguito una formazione e hanno a disposizione un software per velocizzare le operazioni", spiega uno di loro: il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti ogni giovedì aiuta persone, soprattutto anziane, "ad accedere a un loro diritto che Regione rende però complicatissimo". Il Pd, chiarisce Astuti, "vuole dare visibilità a questa iniziativa del privato sociale per affrontare un problema che esisteva prima del Covid ed è il sintomo più evidente dell’inefficienza del sistema di governo della sanità lombarda. Il centrodestra si riempie la bocca con la “libertà di scelta”, ma la scelta ormai è così poca che si fatica a veder garantito il servizio minimo".