Milano, 6 gennaio 2024 – “Le persone con le quali ero quella sera sono due amici conosciuti da poco che, come ho già riferito ai carabinieri, conosco solo di nome e per tramite dei relativi contatti Instagram. Quella sera abbiamo bevuto in zona Porta Romana, sotto casa mia in via Sigieri, una bottiglia che avevo portato da casa, un amaro, da lì ci siamo spostati in zona Ripamonti". Inizia così il racconto della notte di follia di Alex Baiocco e dei due amici ancora ricercati, secondo quanto lui stesso ha messo a verbale nel corso dell'interrogatorio davanti al gip Domenico Santoro.
Il salto con la corda e l'idea "per gioco"
"In zona Ripamonti, vicino a un cantiere di un edificio che stanno ristrutturando, io e i miei amici abbiamo trovato questa bobina da cantiere e abbiamo iniziato a giocare con questo oggetto per fare il salto della corda. Preciso che abbiamo pertanto rubato questa bobina, che si trovava nel cantiere poggiata vicino a una scala, per terra. Eravamo ubriachi, ribadisco. A qualcuno, non mi ricordo a chi, è venuta questa idea stupida di legare la corda da un lato all’altro della strada. Non ricordo se l’idea è venuta a M. o E., non posso escludere che sia venuta a me, ripeto ero molto ubriaco. L’idea era di capire quanto fosse lungo il cavo, non di bloccare la strada. Quindi, M. ed E. hanno legato il filo di acciaio a un palo della segnaletica stradale, io l’ho stirato e legato malamente a un albero".
Le risate e il "gioco senza regole"
Baiocco ha aggiunto: "In quel momento eravamo molto scherzosi, continuavamo a ridere, io ho ritenuto di seguire il gruppo. Era un gioco senza regole, non c’era un’altezza prestabilita alla quale intendevamo mettere il cavo, in generale non c’è stata una programmazione della cosa, ma solo “prendi il cavo e tiralo”. In quel momento non stava passando nessuno per la strada, la strada era vuota, io mi sono distratto a guardare il cellulare in mezzo alla strada, dopo aver legato il cavo, e quindi ho raggiunto i miei amici. A quel punto, ci siamo resi conto che qualcuno ci osservava dalla finestra, ci siamo spaventati e siamo corsi via".
Il pentimento davanti al giudice
"Mi sono reso conto che andava tolto il cavo dalla strada, ho detto “cavolo devo tornare indietro a togliere il cavo” e ho detto ai ragazzi “torniamo indietro”. Anzi preciso che è stato M. che mi diceva di tornare indietro e io ho appoggiato la sua idea. Tornando indietro dal ponte di Ripamonti, abbiamo sentito un boato, un’auto era passata danneggiandosi contro il cavo, che si è rotto. L’automobilista si è fermato, tornando indietro per recuperare i pezzi dell’auto che riusciva a recuperare. Anche in questa occasione mi sono pentito perché sarei dovuto tornare indietro e soccorrere l’automobilista”. Baiocco ha capito solo in un secondo momento la gravità di quanto fatto: "Sicuramente non ho pensato che qualcuno poteva morire, tanto è vero che quando il carabiniere mi ha detto che qualcuno passando in moto si poteva tranciare a metà, ho detto "impossibile". Solo qui, quando ero in cella, ho riflettuto e capito che qualcuno poteva morire”.
"Facevo il pagliaccio"
Il ventiquattrenne ha provato a giustificare così il suo comportamento: “Quella sera io stavo come facendo il pagliaccio per assecondare i miei amici, che ad esempio mi avevano chiesto di entrare a casa mia dalla finestra (come da video postato su Instagram, ndr). Quando stendevo il cavo che loro avevano ancorato da una parte, mi sentivo partecipe del gruppo e avevo bisogno di approvazione”. Al giudice, Baiocco ha anche spiegato di essere in cura al San Paolo per problemi psichiatrici (come da relazione medica del 23 ottobre 2023 depositata dal suo legale Dario Trovato) e di fare uso di droga: hashish e "ultimamente" droghe sintetiche e cocaina.