e Nicola Palma
"Quella sera io stavo facendo il pagliaccio per assecondare i miei amici. Insieme scherzavamo e, quando ho attaccato il cavo, mi sentivo partecipe del gruppo. In realtà avevo bisogno di approvazione". Il 24enne Alex Baiocco, in carcere dalla notte fra mercoledì e giovedì scorsi per aver teso con due complici il cavo d’acciaio ad altezza d’uomo lungo viale Toscana a Milano, resterà a San Vittore. Il gip che lo ha interrogato ha convalidato l’arresto dei carabinieri del Radiomobile, ma riqualificato le accuse. Cade la "strage", perché, secondo il gip Domenico Santoro, non ci sarebbe stato da parte di Baiocco il dolo specifico di uccidere, ma solo il dolo eventuale. Per la giurisprudenza non basta l’oggettiva idoneità dell’atto a mettere in pericolo di vita più persone, occorre che con quell’atto si sia voluto attentare alla vita di più persone. E, nel caso di Baiocco – stando alle carte della motivazione – il 24enne avrebbe accettato la morte di altri come possibile conseguenza di un ’gioco’, come atto secondario della propria determinazione, ma non sarebbe stato quello il suo obiettivo primario. Lo stesso vale per l’accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti. Invece, "non appare dubitabile che il pericolosissimo congegno (il cavo) abbia oggettivamente avuto finalità di ostacolare la libera circolazione stradale", si legge nelle carte. Resta in piedi, quindi, solo l’accusa di "blocco stradale".
Il gip ha poi disposto una relazione sulle reali condizioni psicofisiche del 24enne, che ha raccontato: "Faccio uso di hashish abitualmente, ma anche di droghe sintetiche e sì.. faccio anche uso di cocaina. In più quando ho pensato di tirare il cavo ero ubriaco perché io e i miei amici avevamo bevuto dell’amaro che avevo comperato io". Poi prosegue con il racconto della serata: "...Cioè non è che tra noi c’era un programma preciso, infatti abbiamo visto quel cavo in un cantiere, lo abbiamo rubato, disteso e ci siamo messi a saltarlo come una corda. Poi ho detto: dai tiralo, ma io non avevo certo intenzione di uccidere qualcuno (questa la frase messa a verbale che contribuirà a evitargli il dolo specifico, ndr.)".
Con Baiocco c’erano due complici: Emanuele e Michele, i nomi. Di loro, il 24enne ha fornito pure i profili Instagram: uno dei nickname richiama il quartiere “difficile“ di San Siro, col cap 20148 utilizzato anche da trapper e baby gang della zona. Le indagini dei militari del Nucleo operativo della Compagnia Monforte hanno portato all’identificazione di entrambi i fuggitivi, che verranno indagati in concorso con Baiocco. Uno dei due è stato incastrato dalla prenotazione dello scooter elettrico in sharing, matricola 0247 della società Cooltra. Il terzo giovane è stato trovato grazie all’analisi dei social.
I due, fra l’altro, avrebbero continuato a usare Instagram pure nei giorni successivi, forse pensando che il trascorrere delle ore andasse a loro favore e in sostanza di averla fatta franca. Il fatto che le loro generalità siano però state compiutamente scoperte solo in un secondo momento, e non nell’immediatezza dei fatti, esclude che i due possano essere arrestati; e pare al momento esclusa pure la formula del fermo di indiziato di delitto, che deve essere motivato da pericolo di fuga, rischio di inquinamento probatorio o di reiterazione del reato. Di conseguenza, la strada più praticabile sarebbe la richiesta da parte della Procura al gip di una misura cautelare, che giocoforza ha tempi più lunghi per essere eseguita.