MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Milano, il centro sociale Casa Loca sgomberato con un blitz: ecco quali sono gli altri spazi occupati in città

L’operazione dopo la denuncia della proprietà ha sollevato le polemiche tra centrodestra (“Finalmente, si vada avanti”) e la sinistra, che ha attaccato: “Incapacità di affrontare i problemi”

Lo sgombero del centro sociale di Casaloca il 6 agosto 2024

Lo stabile di viale Sarca 183 occupato nel 2003 dal collettivo

Milano, 6 agosto 2024 – Il blitz all’alba. Poi lo sgombero, mentre in strada monta la protesta (pacifica) e si annunciano riunioni per stabilire il da farsi. Finiscono così gli oltre 20 anni di storia del centro sociale Casa Loca di viale Sarca 183. Liberato ieri dalla polizia il palazzo di tre piani occupato nel 2003, di proprietà di una società legata al Gruppo Pirelli: ieri è stato eseguito un provvedimento di sequestro cominciato con l’arrivo della polizia alle 7.30. All’interno dello stabile c’era solo una persona che si è mostrata collaborativa. Nel frattempo il collettivo ha lanciato un appello sui canali social: “Ci stanno sgomberando! Chi può accorra in viale Sarca 183”, la prima storia su Instagram. Seguita dall’avviso: “Per ora le vie di accesso sono bloccate. Se volete venire usate la metro lilla fermata Bicocca o parcheggiate nella parallela (viale Fulvio Testi) e venite a piedi in viale Sarca”.

Poi la protesta davanti al palazzo, mentre una ventina di persone si dava da fare svuotandolo. “Questo luogo – spiega Daniele, tra i solidali accorsi – era nato su impulso di alcuni studenti della Bicocca. Negli anni sono stati creati la “locanda“, una cucina popolare, una sala prove, spazi per attività sportive e aggregative, spazi per aiutare i bisognosi e i più deboli. In più è stata una delle realtà fondatrici della Rete emergenza Gaza Ci riuniremo per capire come andare avanti, adesso è prematuro azzardare un’ipotesi”. Ieri alle 18 si è tenuta la prima assemblea nei giardinetti di fronte. Lo sgombero, ha fatto sapere poi il collettivo, “ha fatto seguito a una denuncia della proprietà, la Lambda Srl. Forza, coraggio e resistenza, un altro mondo è ancora possibile”.

Gli altri centri sociali

“Si stanno uccidendo gli spazi di aggregazione e autogestiti, che rappresentano un servizio per le fasce più deboli: una volta che tutti i centri sociali saranno stati smantellati si farà spazio solo ai “Boschi verticali“?”, sottolinea Riccardo Germani, referente de “La camera del non lavoro“ di via Volta. La presenza di centri sociali non regolari è un tema che torna alla ribalta a ogni sgombero e che genera polemica, politica e non. Al caso più noto del Leoncavallo di via Watteau, a Greco, si aggiungono altre storie in diversi quartieri della città. Tra i centri sociali autogestiti: Cascina Torchiera sul piazzale del Cimitero Maggiore, Cox 18 e Cuore in Gola in zona Navigli, Cantiere in via Monte Rosa 84 e lo Spazio di mutuo soccorso di piazza Stuparich. Poi il Laboratorio occupato Kasciavìt via San Faustino, all’Ortica.

Il dibattito politico si infiamma. “Finalmente – commenta Alessandro De Chirico, consigliere comunale di FI – è stato sgomberato il centro sociale Casa Loca. Le loro attività rivolte ai bisognosi non possono minimamente giustificare chi si è macchiato di aver agito nell’illegalità. Non fosse altro per rispetto verso tutte quelle associazioni che portano avanti le stesse attività rispettando le leggi, pagando l’affitto e facendo salti mortali per far quadrare i loro bilanci”. Il deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato ringrazia “ la Questura di Milano per l’importante sgombero. Continua la linea ferrea del Governo Meloni mirata al contrasto di ogni attività illecita e di abusivismo nel nostro Paese. Spero che dopo quello odierno si proceda, al più presto, anche allo sgombero degli altri dieci immobili occupati”. Critico invece il consigliere comunale dei Verdi Carlo Monguzzi: “Lo sgombero è proprio il simbolo dell’incapacità di affrontare i problemi. Da anni i militanti aiutavano i poveri e i diseredati italiani e stranieri ad affrontare le difficoltà di una città difficile come la nostra. Con generosità e senza creare problemi al quartiere. Oggi il gruppo Pirelli avrà una casa in più e i poveri una casa in meno. E Milano sarà un po’ meno accogliente e un pochino più triste”.