REDAZIONE MILANO

C’erano “sentinelle” a sorvegliare i rider

In un gruppo Whatsapp chiamato “Gli Amici di Uber” dirigenti e intermediari si accordavano sulle modalità di caporalato

Esisteva un gruppo WhatsApp che si chiamava "Amici di Uber" in cui chattavano alcuni manager di Uber Italy e i titolari delle società intermediarie di manodopera, quelli finiti sotto inchiesta, parlando, ad esempio, di "sentinelle" da piazzare davanti ad un McDonald’s per fotografare i rider che avevano "atteggiamenti sbagliati", secondo ovviamente le regole stabilite dagli intermediari indagati. È un altro dei tanti dettagli che emergono dal decreto di commissariamento della filiale italiana del gruppo di San Francisco, nel quale sono riportate decine e decine di conversazioni e messaggi, che dimostrano il legame tra la sede madre e gli organizzatori con sede "fantasma" a Milano. Così in uno di questi dialoghi il "dirigente" Uber Roberto Galli parla con Danilo Donnini, intermediario, chiedendogli, come riassumono i giudici, "che tipo di contromisure state prendendo per il ripetersi di atteggiamenti indecorosì al fine di evitare ulteriori lamentele da parte del McDonald’s che si trova in piazza a Milano".

E Donnini: "Abbiamo messo due sentinelle che fotograferanno chi avrà atteggiamenti errati (...) li segnaliamo e li blocchiamo a vita (dall’app per le consegne, ndr). Direi che in questo week end tale azione di controllo verrà eseguita". In un’altra conversazione Gloria Bresciani, anche lei dipendente Uber, dice a Donnini che anche "sotto il 70% vanno bloccati", riferendosi alla percentuale di "accettazione" degli ordini da parte dei rider. E Donnini: "Ora scrivo l’ultimatum, poi li blocchiamo". In un altro dialogo sempre un dipendente Uber diceva a un intermediario e riferendosi ai fattorini: "Spostane un po’ per domani e trovane altri locali, domani è festa, ci sarà molto lavoro". Un quadro di conversazioni che, secondo i giudici, dimostra la consapevolezza di tutti in Uber delle pratiche di caporalato, ma anche il fatto che i suoi dirigenti approvassero i "metodi di sorveglianza" sui lavoratori, fino alla disconnessione dalla app, come punizione. Tra gli indagati figurano, oltre ai responsabili delle società di intermediazione (Giuseppe e Leonardo Moltini e Danilo Donnini), dipendenti e manager di Uber Italy (Marco Vita, Gloria Bresciani, Francesco Rodondi, Roberto Galli). I giudici hanno nominato un amministratore giudiziario che gestirà ora Uber Italy e hanno fissato al 22 ottobre la prima udienza per la discussione.

Anna Giorgi