
di Roberta Rampini
"Non è stata una decisione presa a cuor leggero, ma al contrario è arrivata dopo approfondite analisi e attente riflessioni. Ci tengo a rassicurare sul fatto che i posti di lavoro dei dipendenti Asm verranno tutelati e che i cittadini non devono temere né l’interruzione del servizio né un calo della qualità". Placate le polemiche politiche, dentro e fuori dall’aula del consiglio comunale, il sindaco di Garbagnate Milanese, Davide Barletta, torna sulla contestata decisione di cedere il 51% delle azioni di Asm Garbagnate Milanese spa al socio privato Gesam Gas & Luce spa che deteneva il 49%.
Nata nel 1954 per volontà dell’amministrazione comunale con il nome di Azienda municipale del gas per gestire il servizio di vendita e distribuzione del gas metano sul territorio locale, fino al 2020 ha avuto come socio unico il Comune. Poi, in seguito a una gara, Gesam Gas & Luce spa. ha acquisito il 49% delle azioni. Due anni di lavoro insieme, fino ai giorni scorsi quando il Comune è uscito dall’azienda, "la situazione complessa che stiamo vivendo, che riguarda non solo Asm Garbagnate Milanese spa, ma molte società del settore, è riconducibile all’importante innalzamento dei prezzi del gas naturale causato dal conflitto tra Russia e Ucraina che sta avendo un impatto su tutta l’Europa - aggiunge il sindaco -. Nessuna strategia lungimirante poteva prevedere un evento quale un conflitto armato". Il sindaco ricorda che lo scorso anno grazie all’intervento dell’amministrazione comunale, una quota degli aumenti delle bollette del gas che si sarebbe potuto applicare è stata significativamente limitata. Ma non è bastato. "Abbiamo sperato invano in un aiuto da parte del Governo Draghi che andasse incontro alle necessità delle numerose società municipalizzate in difficoltà che operano nella vendita del gas naturale, ma l’aiuto non è arrivato. Per sostenere l’attività di Asm la società doveva essere ricapitalizzata e garantita da parte dei soci. La necessità stimata è di 10 milioni di euro, di cui la metà, ovvero 5 milioni di euro, in capo al socio pubblico. È facile capire che nel contesto di incertezza attuale, un Comune non può fare l’imprenditore con i soldi pubblici, ricordo infatti che la Legge Madia ha imposto ai Comuni significativi vincoli sugli investimenti e dato indicazioni sulla cessione delle società partecipate che non forniscano servizi essenziali. Da qui la cessione dell’azienda. Siamo tutti affezionati ad Asm, ma questa operazione, lungimirante e responsabile, era necessaria, per tutelare il bene della cittadinanza", conclude Barletta.