di Nicola Palma
"Che ore sono?". Classica tecnica di avvicinamento. Un’informazione banale, una frase buttata lì per distrarre il malcapitato e fargli inconsapevolmente esporre l’oggetto della razzia. Poi il raid improvviso e fulmineo: vittima strattonata e rapinata di orologio o smartphone. I predoni dei Rolex agivano sempre negli stessi orari, tra le 18 e le 22, e nelle stesse zone: nel quadrante racchiuso tra via Benedetto Marcello, via Vitruvio e via Settembrini, tra la Centrale e corso Buenos Aires e nelle zone Garibaldi e Monforte. Le vittime venivano pedinate per qualche decina di metri e poi agganciate, accerchiate e depredate degli oggetti di valore. Una serialità preoccupante (sulla falsariga di quella già osservata in passato in corso Como e dintorni), con almeno sette-otto colpi messi in fila dagli investigatori della Squadra mobile dall’inizio dell’autunno.
Il lavoro di analisi di ogni singolo raid, che ha portato a sospettare che dietro quelle scorribande ci fosse un’unica banda o comunque gruppi di malviventi che si muovevano insieme, è sfociato all’alba di martedì in dieci perquisizioni tra Milano (da Greco all’Isola), hinterland (Cinisello Balsamo) e Bergamasca (Pontirolo). Tutti gli indagati, stando a quanto risulta, sono di origine centrafricana, in particolare di origine senegalese, con regolare permesso di soggiorno. Hanno un minimo comune denominatore: precedenti specifici per furto, rapina o ricettazione. Alcuni vivono in quartieri periferici, magari in appartamenti abitati da un numero di persone superiore a quanto la metratura farebbe pensare; altri hanno dimore dignitose, bilocali in aree semicentrali; e altri ancora usano i residence low cost come punto di appoggio e cambiano di volta in volta domicilio anche per rendere più difficile il lavoro delle forze dell’ordine.
Il blitz degli uomini dell’Antirapine, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Francesco Giustolisi, è servito a recuperare elementi utili alle indagini: sotto sequestro telefoni di ultima generazione sui quali verranno svolti accertamenti per individuarne la provenienza e capi d’abbigliamento che i rapinatori seriali avrebbero indossato nel corso dei raid. Le indagini vanno avanti per risalire ad altri possibili blitz con modalità simili e per cercare altri riscontri a quanto già cristallizzato grazie alle denunce dei derubati e alle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza installate nelle zone più battute dai predoni degli orologi.