
Davide Alexandra Garufi aveva 21 anni
Sesto San Giovanni (Milano) – Era commesso di un negozio di scarpe in un centro commerciale a Sesto San Giovanni, ma la fama social era arrivata con i video pubblicati su TikTok (@davidegarufiii) e Instagram. Davide Garufi, morto suicida con un colpo di pistola (l’arma era del padre, regolarmente detenuta) aveva 21 anni. Il percorso da influencer partì con la condivisione di sketch ironici legati alla vita quotidiana. Dal 2023 si faceva chiamare Alexandra, dopo aver fatto coming out come donna transgender. Dopo pochi mesi, però, aveva deciso di tornare a utilizzare il suo nome, Davide, dichiarando di identificarsi come non binario e accettando anche pronomi maschili. Questo cambiamento aveva suscitato una serie di discussioni sotto ai post di Davide: molti utenti – Garufi era seguito da migliaia di follower – avevano iniziato a mettere in dubbio il racconto della sua identità sessuale, “accusandolo” di fingere. Uno strumento di svago si era trasformato così in un contenitore di odio social. Derisione. Insulti. La transizione di genere, un incubo.
“Non considero la morte di Alex (Davide) un suicidio - dice Daniele Durante, sestese come Davide e delegato ai Diritti della segreteria di Sinistra Italiana Milano -, ma un omicidio che ha degli responsabili: la nostra società “tradizionale” ed egoista, che non comprende l'impatto devastante del bullismo online su chi è già in un percorso complesso di autodeterminazione, e la cultura che esprimono i movimenti anti-scelta come Pro Vita e Family Day e la destra intollerante che nega l'esistenza di queste persone, umiliandole fino a costringerle a trovare la morte”.
Garufi si è ucciso nella notte fra mercoledì e giovedì scorso. Non avrebbe lasciato messaggi. I carabinieri e la Procura indagano per istigazione al suicidio. Gli investigatori hanno sequestrato il telefono del tiktoker anche per trovare informazioni sui suoi odiatori. L’autopsia, infine, chiarirà la dinamica esatta della morte.
Un’amica, una vicina di casa, ha descritto ai carabinieri l’impatto che i commenti sotto i video avevano avuto sulla vita di Garufi. Qualcuno ha raccontato anche che la scomparsa della sorella aveva già reso difficile il clima e i rapporti in casa. Altri testimoni hanno raccontato che nemmeno la morte ha fermato l’odio social: molti messaggi di scherno e derisione sarebbero arrivati sui profili di Garufi anche dopo la notte del dramma.