Milano, 29 gennaio 2025 – Pandoro gate: l’influencer e imprenditrice digitale Chiara Ferragni è stata rinviata a giudizio. Il decreto di citazione sarebbe stato notificato questa mattina, mercoledì 29 gennaio, agli avvocati dell’imputata Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana. Il provvedimento riguarda le indagini sulle cosiddette presunte truffe del pandoro Pink Christmas e sulle uova di Pasqua firmate dall’ex compagna di Fedez. In merito a questo nuovo passaggio, che porterà l’inchiesta dagli uffici della procura di Milano alle aule del tribunale, è intervenuta la difesa dell'influencer (che solo l’altra sera aveva ricevuto un tapiro d’oro da Valerio Staffelli di Striscia la Notizia, per vicende però estranee alle inchieste che la coinvolgono). “Non ha commesso alcun reato”, dicono gli avvocati nel rendere nota la notizia del rinvio a giudizio. Una posizione che, a questo punto, a meno di proscioglimenti in udienza preliminare, verrà messa alla prova di un processo.
La reazione di Chiara Ferragni
«Convivere per ancora chissà quanto con questa accusa, che ritengo del tutto ingiusta, pesa su di me e, di riflesso, sulla mia famiglia e sulle persone con cui lavoro. Sono però serena e ancor più determinata, certa che la mia innocenza verrà pienamente dimostrata». Così Chiara Ferragni in merito al rinvio a giudizio: "Sono pronta a lottare con ancora maggiore determinazione per far emergere la mia assoluta innocenza».
Le accuse dei pm
I pm contestano a Ferragni un ingiusto profitto di poco più 2 milioni e 200 mila euro, con i consumatori "danneggiati" attraverso "informazioni fuorvianti", oltre al beneficio per l'imprenditrice di un "ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica". Le indagini, aperte nel dicembre 2023 dopo la multa inflitta dall'Antitrust alle due società Tbs Crew e Fenice e dopo un esposto in Procura del Codacons, hanno ipotizzato nei confronti di Ferragni e degli altri indagati che nelle operazioni per commercializzare il pandoro e le uova di cioccolato pasquali, tra il 2021 e il 2022, siano state "propalate informazioni fuorvianti", via social e tramite il web, facendo credere che dietro ci fosse uno scopo solidale a favore dei bambini ricoverati all'ospedale Regina Margherita di Torino e a favore dell'associazione ‘Bambini delle fate’. E, secondo l'accusa, avrebbero omesso di dire, come si legge nell'imputazione, che l'ospedale era già stato destinatario di 50mila euro da Balocco e l'associazione aveva ricevuto, diluiti in due anni, dall'azienda pugliese circa 36mila euro, e che non c'era "correlazione (..) tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita" dei dolci.
La difesa e la richiesta di archiviazione
A fine novembre, gli avvocati dell'influencer avevano depositato una memoria per cercare di ottenere dalla Procura una richiesta di archiviazione delle accuse, sostenendo che Ferragni non ha commesso alcuna truffa, ha già chiuso il fronte amministrativo e ha effettuato versamenti, nel frattempo, all'ospedale Regina Margherita di Torino e all'associazione «Bambini delle fate». Ha già versato circa 3,4 milioni di euro. In più, nella memoria la difesa ha contestato la procedibilità d'ufficio della presunta truffa in assenza di querele di singoli consumatori (anche il Codacons è uscito dal procedimento). Procedibilità che i pm hanno legato all'aggravante della «minorata difesa» in quanto i presunti raggiri sarebbero stati commessi su piattaforme online. Un tema che i legali potranno certamente riproporre nell'udienza pre-dibattimentale del 23 settembre e su cui il giudice dovrà decidere.
La pubblicità ingannevole
Nella “campagna ingannevole” sul pandoro, secondo i pm, si diceva che il ricavato sarebbe servito «a finanziare un percorso di ricerca» dedicato ai bimbi curati al Regina Margherita, ma si sarebbe omesso «di riferire che, contrariamente al messaggio promozionale, Balocco (...) aveva effettuato» il 2 maggio 2022 «un versamento di 50.000 euro a favore dell'ospedale» e che non c'era «correlazione (..) tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita». Anche sulla vicenda «Uova di Pasqua Chiara Ferragni - sosteniamo i Bambini delle Fate» i pm hanno contestato lo stesso schema con «una pubblicità ingannevole condivisa via social, media e web» con frasi come «le mie uova supportano i bambini delle fate».
L’elenco dei testimoni
In totale, l'aggiunto Eugenio Fusco e il pm Cristian Barilli nel decreto di citazione diretta a giudizio, che porta Ferragni e gli altri all'udienza predibattimentale il 23 settembre davanti al giudice della terza sezione penale di Milano, hanno indicato 27 testimoni. In particolare, sei investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, che hanno condotto le indagini, e quattro della Gdf di Bari in relazione al capitolo sulle uova di Pasqua della Cerealitalia. Poi, altri sette testi, tra cui persone dello staff di Ferragni e già sentite nelle indagini, e che dovranno riferire sulla «genesi e lo sviluppo - si legge - della campagna promozionale dei prodotti», sui «rapporti tra le società coinvolte», sulle «richieste pervenute ai consumatori» e sui «centri decisionali delle rispettive aziende». Dieci testimoni, invece, tra cui gli otto acquirenti, dovranno parlare degli acquisti effettuati e dell'impatto «della comunicazione relativa all'attività benefica sulla decisione di acquisto».
L’udienza e gli imputati
Sarà il giudice, dopo l'udienza predibattimentale, una sorta di vaglio prima del processo, a dover decidere se si aprirà o meno il dibattimento a carico degli imputati, tra cui anche l'ex collaboratore di Ferragni, Fabio Damato, Alessandra Balocco, amministratore delegato dell'azienda piemontese e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID. Le imputazioni contestate nel decreto sono quelle di truffa aggravata già contenute nella chiusura indagini dello scorso ottobre.
La difesa di Balocco
Il collegio di difesa di Alessandra Balocco, guidato dagli avvocati Alessandra Bono e Alessandro Pistochini, appresa la notizia del decreto di citazione a giudizio, si dichiara "profondamente stupito e amareggiato in merito alla scelta della Procura di Milano di devolvere al Giudice del dibattimento la decisione sulla vicenda, che all’evidenza non ha alcuna rilevanza penale, tenuto conto della solidità degli argomenti giuridici sviluppati in un’articolata memoria difensiva. Tutto ciò è ancora più evidente alla luce della rimessione della querela che incide sulla procedibilità dal reato, salvo conservare – da parte della Procura – pervicacemente la contestazione di un’aggravante che nulla ha a che vedere con la tipologia dei fatti in contestazione. I legali dichiarano, infine, che affronteranno il giudizio con fiducia e serenità, nella piena convinzione dell’innocenza di Alessandra Balocco”.
La “pace” con il Codacons
Poi, a fine dicembre c'era stato l'accordo tra Ferragni e il Codacons che aveva presentato l'esposto che aveva fatto scattare l'inchiesta. L'influencer ha deciso non solo di risarcire i consumatori che si erano rivolti all'associazione con 150 euro l'uno, ma anche di donare in beneficenza 200mila euro a un ente che si dedica al supporto e alla tutela delle donne vittime di violenza. Il Codacons ha così revocato la denuncia e non è più parte offesa.