REDAZIONE MILANO

Chiesti 8 mesi per i pm De Pasquale e Spadaro: “Nascosero atti favorevoli agli imputati nel caso Eni Nigeria”

La Procura di Brescia accusa i due magistrati milanesi di rifiuto di atti di ufficio: leso così il diritto di difesa degli imputati, tutti poi assolti definitivamente

Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro

Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro

Otto mesi di reclusione sono stati chiesti oggi dalla Procura di Brescia nei confronti dei pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, accusati di rifiuto di atti di ufficio per non aver depositato atti «in favore delle difese» degli imputati, tutti assolti definitivamente, nel processo milanese sul caso Eni Nigeria

Secondo i pm bresciani Francesco Milanesi e Donato Greco – in aula assieme al procuratore Francesco Prete – De Pasquale e Spadaro hanno “scelto di non adempiere agli obblighi che la legge impone loro” , ossia non di “selezionare” gli elementi di prova ma depositarli tutti alle parti processuali.

Invece "con il loro comportamento omissivo”, “nascondendo” atti favorevoli agli imputati, avrebbero leso il diritto di difesa. “E il fatto che entrambi esercitino ancora le proprie funzioni e in assenza di critica del proprio operato, fa sì che la pena non possa essere sospesa perché c'è la possibilità che le condotte possano essere reiterate”.

Mentre invece, al collegio presieduto dal giudice Roberto Spanò è stato chiesto di riconoscere le attenuanti generiche.