
San Siro
Milano, 21 agosto 2020 - Mentre Milan e Inter pensano al prossimo passo per il nuovo stadio di San Siro, dovendo decidere per settembre se puntare sulla Cattedrale di Populous o i Due Anelli di Manica (i due progetti in ballottaggio), c’è chi si interroga su quale sarebbe il suo destino se il vecchio Meazza dovesse venire (in parte) demolito.
Come Silvia Mazzeo, 40 anni, una dei tre soci del Chiringuito San Siro e del vicino Ortobello, in piazzale dello Sport, che afferma: «Cosa riservi l’avvenire per i nostri due chioschi non lo sappiamo. Nessuno ci ha mai contattato né mai invitato in una riunione preliminare. Abbiamo chiesto a Confcommercio ma anche loro non hanno avuto finora un riscontro. Ci piacerebbe essere coinvolti per dare, nel nostro piccolo, il nostro contributo a questo progetto di trasformazione».
Il Chiringuito è a suo modo un’istituzione: il chiosco è nato negli anni ’50, quando era noto per le sue polpette con cui sfamava i fan di Milan e Inter, e poi trasformato dal padre di Silvia, Franco, che l’ha rilevato nel 1997, in meta gettonata per l’aperitivo e le notti estive. Una gestione che - racconta Silvia - ha coinciso con un’opera di «pulizia del piazzale che fino ad allora era una delle zone da evitare a Milano».
Da sei anni gestiscono anche l’altro chiosco a poche decine di metri, l’Ortobello. Ad oggi sono fra le pochissime attività che, dopo il lockdown, regalano un po’ di una vita a una zona atrofizzata dall’assenza del calcio e dei mega-concerti al Meazza, dalla chiusura del San Siro Museum e persino dello storico «Baretto 1957». L’iter delineato da Paolo Scaroni, presidente del Milan, prevede la realizzazione del nuovo stadio entro il 2024 - con la rifunzionalizzazione di parte della «Scala del calcio» in distretto sportivo - ma è un cronoprogramma su cui grava l’incertezza, perché manca ancora il via libera del Consiglio Comunale. Secondo Mazzeo, il nuovo San Siro sarebbe «una opportunità» ma con una riserva: «Purché non sia la nuova CityLife, un quartiere extra-lusso.
La riqualificazione dovrebbe avere una funzione inclusiva, non esclusiva, ricucendo le due anime della zona, diviso fra gli appartamenti vip dei calciatori e la casbah nelle case popolari. Io sogno un quartiere a misura di famiglie, che mantenga la sua anima «green» ma sia sempre vivo, sette giorni su sette». Ma il Chiringuito, in questo sogno, rimarrà in piedi? «Al momento è noto che il nuovo stadio dovrebbe sorgere al posto del parcheggio, non in piazzale dello Sport. Nessuno però ci ha assicurato che non verranno abbattuti i chioschi. Noi speriamo che la trasformazione non significhi solo l’azione delle ruspe. Vorremmo fare parte -