Sono stati tra i primi a scommettere su un franchising di panini di qualità, raccogliendo il testimone di altre insegne storiche per Milano e anticipando una formula che oggi spopola. Ieri però, 13 anni dopo la sua apertura, la catena Panini Durini ha chiuso i battenti.
Con un annuncio su Instagram la paninoteca “chic“ di Milano ha annunciato che i suoi 12 locali in città (più altri sparsi in Lombardia, a Genova e a Torino) cessano di esistere: "Vi ringraziamo per averci tenuto compagnia in questi lunghi anni – si legge nel lungo post –. Vi ringraziamo se eravate clienti abituali che venivano tutti i giorni a prendere le stesse identiche cose. Vi ringraziamo se eravate clienti lampo attirati dalle nostre vetrine. Vi ringraziamo se eravate clienti del cappuccio e brioches, ma anche se eravate clienti dell’orzo in tazza di vetro con latte di soia a parte tiepido. Vi ringraziamo per tutto il tempo passato da noi, per ogni panino consumato, per ogni euro del vostro lavoro che avete scelto di investire nella nostra qualità. Vi ringraziamo per aver speso il vostro tempo sui nostri tavoli e al nostro bancone".
Finisce qui quindi la prima avventura nel mondo della ristorazione di Stefano Saturnino, l’imprenditore brianzolo, che esordì nel 2011 proprio con il locale in via Durini. Il successo iniziale della formula - panini con materie prime di alta qualità e abbinamenti gourmet all’insegna del Made in Italy - portò al moltiplicarsi dei locali in città e alla decisione di espandere l’attività in altri rami del settore, puntando soprattutto sulla pizza, sempre di alta qualità. C’è infatti Saturnino dietro a insegne di grande successo in città, come Marghe, Pizzium, Crocca, ma anche la pasticceria Gelsomina.
L’ascesa di Panini Durini è stata costante e stabile dalla sua fondazione fino almeno al 2018, quando Saturnino decide di vendere le sue quote ad Astraco, società di investimenti di Nino dell’Arte che dichiara l’obiettivo di aprire 20 punti vendita in tre anni.
Nel 2019 arriva però la mannaia del Covid, gli affari subiscono un brusco rallentamento e i piani vengono ridimensionati. Tanto che nel 2021 la società di dell’Arte esce dal board e cede a sua volte le quote. Nonostante i tentativi di rilancio - e nonostante il settore dei panini di alta qualità appaia in ottima salute, almeno a giudicare dalle nuove insegne sbarcate in città - Panini Durini non riesce a risollevarsi, nemmeno con l’ultima, disperata, mossa de cambio di nome (Durini Milano). Il franchising del panino è costretto alla fine ad alzare bandiera bianca, anche se il comunicato sui social lascia spazio a una speranza, soprattutto per le decine di dipendenti della catena che restano senza lavoro: "Non è un addio, in qualche modo ci rincontreremo".
Luca Tavecchio