
"È arrivato il tramonto. Saigon vi dà un arrivederci, speriamo a presto. Chiudiamo, riapriremo quando Milano tornerà a essere Milano". Si è abbassata la serranda del ristorante vietnamita di via Archimede 53, zona Risorgimento. "Abbiamo chiuso per un doloroso ridimensionamento del gruppo", scrive in un lungo post su Facebook il titolare Luca Guelfi, 50 anni ("Aprire 24 ristoranti in 26 anni di carriera è stato un percorso meraviglioso", sottolinea), che mai avrebbe immaginato di chiudere i battenti a distanza di tre anni dall’inagurazione. Così si spengono i fornelli della "cucina più delicata dell’Asia" in città, com’era conosciuta, "il ristorante più bello di Milano, almeno così dicono in tanti", riporta Guelfi. Un’attività che aveva preso il posto di un magazzino abbandonato di attrezzature per la cucina, andando ad aggiungersi agli altri suoi locali milanesi (Canteen, ristorante messicano, Shimokita, tapas bar giapponese e un Oyster Bar). Per i clienti c’erano cibo, musica e intrattenimento in un contesto particolare, raffinato, dove il pavimento in rovere intarsiato si sposava bene con le piante di kenzie e banani e i ventilatori a pale. "L’atmosfera era elegante ma non respingente – ricorda sempre il titolare –. I profumi, le candele, la musica... entrare era un viaggio a New York, Hong Kong, Los Angeles. Ti sentivi in qualsiasi parte del mondo. Il pubblico era internazionale, stranieri di passaggio a Milano per business o per turismo, la maggior parte per l’industria della moda. Pochi Italiani, ma quelli con gran gusto". Martedì, la scelta di non proseguire: "Dopo una lunga e sofferta riunione, il mio gruppo ha deciso di chiudere per sempre il locale che amo di più. Per la prima volta nella mia vita, devo gettare la spugna non per colpe mie. Non avevo sbagliato niente. Abbiamo chiuso per un doloroso ridimensionamento del gruppo. è il locale, fra tutti, che in una situazione così difficile, non sarebbe riuscito ad andare avanti...Milano non è più Milano. E probabilmente prima di rivederla come era passerà un po’ di tempo. Troppo, per riuscire a stare in piedi. Sto facendo di tutto per collocare i collaboratori in altre strutture e ci sto riuscendo. Ma dobbiamo andare avanti".
Guelfi, che ha un’esperienza quasi trentennale nel settore, nel post parla di "tanti successi. Ma anche fallimenti. Da quei fallimenti, da quelle esperienze negative, mi sono arricchito di saggezza ancora di più che dai successi. Difficilmente oggi sbaglio un investimento di un ristorante. Prima di firmare accordi, nella mia mente ripasso tutti gli errori che ho fatto in questi 26 anni e capisco la strategia e il percorso migliore. Per Rafael, l’ultimo nato, è stato così: a tre settimane dall’apertura, in una situazione di mercato disastrosa, con la Sardegna mezza vuota, il locale è sempre pieno, pranzo e sera. È una sensazione bellissima". E Saigon? "Un giorno ritornerà". Marianna Vazzana