Milano – Dopo la morte di Francesca Quaglia, la ciclista di 28 anni travolta e uccisa da un camion questa mattina in Porta Romana, all'angolo con viale Caldara, alle 19 decine e decine di ciclisti si sono dati appuntamento per un flash mob per dire basta alle morti sulle due ruote in strada. Circa 300-400 persone, forse di più, della comunità ciclistica milanese si sono radunate proprio nel luogo dell’ennesimo incidente mortale con fischietti e striscioni per chiedere più sicurezza per chi sceglie di muoversi con il mezzo più ecologico che ci sia, ma molto fragile in una città nemica delle biciclette.
Con Francesca, sale a sei il drammatico bilancio dei ciclisti falciati e uccisi da mezzi pesanti. Numeri da brividi, che hanno spinto Palazzo Marino a inserire, da ottobre, nell'Area B e nell’Area C del capoluogo lombardo – ovvero nel centro città – l’obbligo per tutti gli autocarri dei sensori di rilevamento di pedoni e ciclisti in prossimità della parte anteriore del veicolo e sul lato del marciapiede. Questi sensori anti-angolo cieco emettono un segnale di allerta che segnala il pericolo e, secondo le sperimentazioni effettuate in altre città europee, riducono l’incidentalità.
Tornando al flash mob, dopo il sit in in piazza Medaglie d’Oro il grosso dei ciclisti è partito alla volta di Palazzo Marino. Qui con catene e bloster hanno battuto sulle transenne davanti al municipio per chiedere. Infine un minuto di silenzio e un lungo applauso per Francesca Quaglia, ennesima croce sulle strade milanesi.