Milano, 25 ottobre 2024 – “Ora c’è un suv parcheggiato sulle strisce pedonali e un’auto in sosta irregolare, nello stesso punto in cui si trovava la macchina la cui portiera, spalancata all’improvviso, ha causato la caduta di Francesco Caputo”, il ciclista trentacinquenne che è morto martedì dopo 11 giorni di agonia.
Fatale gli è stato lo scontro con lo sportello di quell’auto, in via Soperga all’angolo con via Marocco in zona stazione Centrale. Per la giovane vittima, ingegnere biomedico originario del Salento, l’associazione “Basta morti in strada“ con la rete di associazioni
“La città delle persone“ ha promosso un presidio ieri sera, giovedì 24 ottobre, che ha richiamato in strada centinaia di milanesi, su due ruote e non.
La manifestazione
I promotori hanno descritto la scena, prima di cominciare, facendo notare come a distanza di due settimane non sia cambiato nulla. Poi tutti si sono radunati sull’asfalto, che ha accolto una selva di biciclette. Alcune al contrario per simboleggiare i tanti che sono caduti.
“Vogliamo che la città sia più sicura per tutti ma veniamo trattati come se fosse un capriccio, chiedere spazio per muoversi in un’ottica di sostenibilità”, sottolinea Paola Bonini di “Sai che puoi?“.
“Peraltro, basterebbe rispettare le regole che già esistono per evitare molti incidenti. Come aprire la portiera con la mano destra, in modo che l’automobilista sia costretto a voltarsi per controllare che non ci sia nessuno in transito sulla carreggiata. Succede decine di volte, che un ciclista cada per questo. E per fortuna non sempre muore. Stavolta purtroppo è successo”.
L'appello
I manifestanti hanno anche circondato con un nastro bianco e rosso lo spazio tra le vie Soperga e Marocco, “tre metri quadri e mezzo. Basterebbero due dissuasori di sosta per tenerlo libero dalle auto. Ma soprattutto, e noi ci battiamo per questo – conclude Bonini – occorre si cambi mentalità: la città non deve più ruotare attorno alle auto, bisogna ridare spazio a tutti. Nessuno deve più rimetterci la vita”.
Francesco Caputo è l’ultima vittima. Si è spento dopo essere stato in coma per una decina di giorni in seguito ai traumi riportati l’11 ottobre. L’automobilista è stato multato per non aver rispettato il divieto di fermata in vigore in quel punto ma anche per comportamento scorretto perché ha aperto lo sportello senza accertarsi di non mettere a rischio l’incolumità altrui. Sarà indagato per omicidio stradale.
Striscia di sangue
Il trentacinquenne è la diciannovesima vittima della strada dall’inizio dell’anno a Milano. Dieci giorni prima, sabato 12 ottobre, aveva perso la vita Alberto Rossi, pallanuotista di 20 anni, che era in sella al suo motorino quando si è scontrato con un bus in via Dei Giardini all’angolo con via De Marchi. Tra i ciclisti, la notte tra il 10 e l’11 gennaio aveva perso la vita Ivano Calzighetti, di 37 anni, titolare di un bar, investito e ucciso da un’auto tra viale Umbria e via Pistrucci.