
Cinque Giornate del Vino a Milano
Milano, 1 marzo 2016 - “Il vino è come il sangue della terra, sole catturato e trasformato da una struttura così artificiosa qual è il granello d’uva, mirabile laboratorio in cui operano ordigni, ingegni e potenze congegnate da un clinico occulto e perfetto. Il vino è licòre d’altissimo magistero composto d’umore e di luce, per cui virtù l’ingegno si fa illustre e chiaro, l’anima si dilata, gli spiriti si confortono, e l’allegrezze si moltiplicano.” Così scriveva Galileo Galilei (1564-1642) in una lettera al conte fiorentino Lorenzo Magalotti, facendone uno dei precursori dell’enologia. Parola di Giacomo Tachis, il padre del rinascimento dei vini italiani, e creatore di grandi bottiglie come il ‘Sassicaia’ e il ‘Tignanello’, senza dimenticare ‘Solaia’, ‘Terre Brune’, ‘Turriga’ e tanti altri.
Un gigante, da poco scomparso, al quale è stato dedicato Simply the best. Il Top delle guide vini, la prima delle Cinque Giornate del vino di Milano (organizzate dalla rivista ‘Civiltà del bere’, dal 1974 leader del settore) che accompagneranno fino a novembre esperti e appassionati con una serie di convegni e degustazioni in un grande seminario annuale sul nettare di Bacco (i prossimi appuntamenti il 21 marzo, il 24 maggio, il 15 ottobre e il 21 novembre). L’evento, presentato ieri al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano, ha offerto un viaggio appassionante nell’ eccellenza alla scoperta dei vini più rinomati (aggiudicatisi i punteggi migliori sulle principali Guide enologiche italiane), e delle storie dei produttori che hanno fatto grande il nostro Paese, da Antinori a Incisa della Rocchetta, che proprio con Tachis avevano condiviso un percorso professionale e umano di grande spessore.
Del “principe dell’enologia italiana”, come viene da molti ribattezzato, apprezzavano il genio foderato di modestia, accompagnato da una cultura raffinatissima di echi classici. Tante le poesie da lui conservate, soprattutto i componimenti di Quasimodo, e in particolare ‘Isola’, anche se non mancano riferimenti ai lirici greci, a Virgilio e a Columella. Un amore, quello per le isole, frutto anche di grandi scoperte e invenzioni che hanno fatto la fortuna di Sicilia e Sardegna, oltre che della Toscana. Ma se ‘Sassicaia’ e ‘Tignanello’ sono tra i prodotti più significativi di una grande carriera, non si contano i produttori che devono moltissimo a Tachis e alla sua “arte di mescolare i vini”, come lui stesso diceva, e che nasceva dalla convinzione che “l’equilibrio, la qualità organolettica, e le note caratteristiche” che si raggiungono con la tecnica del taglio non si ottengono vinificando le uve di un solo vitigno.
“Ho di Tachis un grandissimo ricordo - sottolinea il marchese Piero Antinori - il ‘Tignanello’ è stato un traguardo importantissimo nella storia della mia azienda”. Dalla dimensione pubblica a quella privata: “Gli ultimi anni della sua vita furono durissimi e segnati dalla malattia - racconta la figlia Ilaria - ma vissuti con grande dignità. Di lui ricordo soprattutto l’uomo e il coltivatore di pomodori, assieme a quegli strani cocktail di coca cola e vino della domenica”.
di GIUSEPPE DI MATTEO