Alcuni sono stati già restituiti. Di altri sono noti i proprietari, e alcuni si sono fatti vivi già ieri pomeriggio. Di altri ancora verranno pubblicate le foto sul sito web della polizia per trovare le persone a cui sono stati rubati o rapinati. Del resto, la mole di materiale sequestrato è imponente: 87 iPhone per un valore complessivo che sfiora i 100mila euro, tutti spariti tra il 5 e il 9 gennaio. A un ritmo di 17 al giorno. I cellulari sono stati recuperati dagli agenti delle Volanti a valle di un’operazione-lampo andata in scena tre giorni fa, che ha portato in cella due pachistani di 39 e 40 anni con l’accusa di ricettazione; il più grande era anche destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria spagnola per una violenza sessuale commessa nel 2015.
Tardo pomeriggio di sabato, alla centrale operativa di via Fatebenefratelli arrivano due telefonate identiche. La prima a chiamare è una ventenne: spiega di aver localizzato tra viale Stelvio e via Bassi l’iPhone della madre, rubato l’8 gennaio su un tram in piazza Cinque Giornate. Poco dopo, ecco il secondo alert: una diciottenne indica la stessa posizione per il suo iPhone, che qualcuno le ha rubato in metrò a Cadorna il 9. A quel punto, scatta il controllo dei poliziotti dell’Ufficio prevenzione generale, che nel luogo indicato dal geolocalizzatore si imbattono in una Opel Mokka, parcheggiata lungo il marciapiedi: dentro ci sono tre uomini. Il conducente, un trentatreenne pachistano incensurato che verrà indagato per favoreggiamento, mostra i documenti dell’auto, intestata alla società di cui è dipendente: dice che i due connazionali gli hanno dato un migliaio di euro per farsi dare un passaggio in macchina e assicura di essere all’oscuro dei loro traffici. Accanto a lui c’è un trentanovenne che risulta residente in Spagna, sorpreso a ricoprire di carta stagnola alcuni dei 43 telefoni stipati in uno zaino: è lo stratagemma usato dai "professionisti del mestiere" per inibire il gps, che resta attivo pure dopo lo spegnimento. Stesso discorso per il presunto complice di 40 anni seduto dietro: nel suo zaino ce ne sono 44 di iPhone, più quattromila euro in contanti. L’uomo mostra un permesso di soggiorno che poi risulterà falso: i rilievi dattiloscopici riveleranno la vera identità, il precedente per stupro e l’ordine di cattura spiccato dalla magistratura iberica.
Gli agenti iniziano a controllare i telefoni, dando priorità a quelli ancora accesi: il tasto "slash" consente loro di scovare il numero di emergenza inserito dai proprietari per ogni evenienza e di risalire rapidamente ai derubati per la restituzione. Gli altri vengono via via identificati anche grazie alle denunce presentate. Per i restanti iPhone ancora senza "nome", la Questura userà i canali internet per rintracciare i derubati. Nel frattempo, le indagini andranno avanti per ricostruire i contatti dei pachistani: a giudicare dal numero di telefoni che avevano con loro, l’ipotesi è che fossero i punti di riferimento di diverse batterie di ladri e scippatori.