Milano - Tre miliardi di euro nell’ambito del Pnrr, altri 6.79 miliardi legati alle Olimpiadi invernali 2026, oltre agli incentivi dei bonus. Una pioggia di denaro su Milano e sulla Lombardia, con le organizzazioni mafiose pronte a mettere le mani sulle risorse pubbliche. "Come è successo per Expo, mi aspetto che si intervenga con un protocollo d’intesa", spiega il capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, Alessandra Dolci, intervistata dalla web tv della Uil lombarda (www.sindacato.tv) che ha dedicato una videoinchiesta al tema delle infiltrazioni mafiose nell’edilizia. Settore che, secondo i dati di Bocconi Students Against Organized Crime, ha fatto registrare in Lombardia 253 infrazioni in un anno e 319 denunce riconducibili a estorsioni mafiose o appalti truccati. Ma è solo la punta dell’iceberg, perché il fenomeno resta sommerso. La pandemia ha rallentato la macchina della giustizia mentre "le mafie continuano ad andare veloce" e a fare affari.
"Se ne parla ma nessuno se ne preoccupa – prosegue Dolci – in concreto non ci sono protocolli o idee significative per prevenire le infiltrazioni". Il magistrato, in prima linea nella lotta ai clan, sottolinea che "la legislazione antimafia prevede controlli nei cantieri di opere pubbliche ma non private" e l’assenza di un "piano strategico". Le organizzazioni criminali trovano terreno fertile nell’edilizia perché "chiunque può reinventarsi muratore o trasportatore".
"Il problema è che le imprese committenti medio grandi – sottolinea Dolci – commissionano prestazioni a consorzi di cooperative che sono in grado di eseguire prestazioni a prezzi fuori mercato perché non pagano imposte o impiegano i lavoratori in nero". Problemi evidenziati anche dal segretario generale della Feneal Uil Lombardia, Enrico Vizza. Nei cantieri di Milano, infatti, come registrano gli operatori del sindacato in prima linea nei controlli sul campo, il subappalto arriva fino alla “quarta mano”. E se al primo livello si riesce ad avere il controllo delle maestranze, passando al secondo, terzo e addirittura quarto livello i problemi aumentano e ci si trova di fronte a retribuzioni non pagate, 80 ore al mese in cedolino paga, nessuna formazione di primo ingresso.
"Da un esame sui lavoratori che entrano per la prima volta alla cassa edile di Milano, quindi come nuovi addetti, si calcola che solo il 40% di questi partecipa alle 16 ore di formazione obbligatorie previste dal contratto dell’edilizia – sottolinea Vizza – e nessuno sanziona questa anomalia, nonostante le segnalazioni. La maggior parte degli attestati di formazione di primo soccorso, montaggio ponteggio, antincendio obbligatori per chi opera in cantiere, non sono rilasciati dai nostri enti paritetici e non si capisce quindi fino a che punto possano essere veri o falsi".
Rosario Pantaleo, presidente della Commissione antimafia del Comune di Milano, invita in vista delle future operazioni legate al Pnrr e alle Olimpiadi invernali a "prestare la massima attenzione perché altrimenti si rischiano lavori interrotti, che costano tanto e valgono poco". Il suo predecessore, David Gentili, spiega che i lavori nel sito di Porta Romana destinato a ospitare il Villaggio Olimpico sono partiti ma "manca un protocollo che certifica che le aziende siano mafia free". Intanto il settore, sull’onda dei bonus, prosegue la sua corsa facendo registrare un +20% di massa salari. Ma le condizioni di lavoro restano sempre problematiche. "Molte cooperative di servizi stanno effettuando lavori per gli ecoincentivi 110% con lavoratori autonomi o con contratti dei metalmeccanici o multiservizi", sottolinea Vizza, che indica come modello il protocollo siglato fra Assimpredil Milano Lodi Monza Brianza, Prefettura di Milano e ministero dell’Interno dopo un incontro promosso dal sindacato lo scorso 4 ottobre e l’intesa che precedette Expo 2015. "Non manca il caporale che ti indica dove andare ad operare in perfetto stile mafioso nei confronti di lavoratori che sono vittime – prosegue Vizza – e se non si va bene o non si rispettano le regole del caporale vengono fatti accumulare tre mesi di mancato stipendio per poi arrivare al sindacato per aprire una vertenza. Peccato che la vertenza sia verso un’ impresa che non si trova". Si arriva in Tribunale, ma la controparte è una ditta fantasma.