REDAZIONE MILANO

Claudia Gerini milanese per amore: qui sto come una principessa

L’attrice romana racconta la città scoperta grazie ai fidanzati, dove è diventata mamma per la prima volta. E lei ha visto nascere i nuovi grattacieli, girando un film che l’ha fatta sentire come Jeanne Moreau. Le resta ancora un sogno da realizzare: cantare Eric Clapton al Blue Note di MASSIMILIANO CHIAVARONE

Claudia Gerini

Milano, 19 marzo 2016 - «Milano mi fa sentire una principessa». Lo racconta l’attrice Claudia Gerini. «E poi mi sorprende come un cubo magico perché mi aiuta a vedermi da tante prospettive».

Da quale prospettiva cominciamo a parlare del suo rapporto con questa città?

«Da una non lavorativa, perché trovo premiante raccontare un luogo partendo da se stessi e non da quello che vieni a fare perché hai firmato un contratto. La mia prima volta qui risale agli inizi degli anni '90, venni per accompagnare il mio fidanzato di allora, Stefano Dionisi, che era stato invitato alla settimana della moda. Con Stefano ci eravamo conosciuti poco tempo prima sul set del film "Padre e figlio" di Michele Placido e ci eravamo innamorati. Milano era esplosiva per la vitalità che sprigionava, c’era una voglia di fare contagiosa».

E’ nel segno dell’amore che ha conosciuto Milano?

«Sì, attraverso i miei fidanzati ho preso confidenza con la città. Verso la fine gli anni ’90 sono stata con il regista Marco Salom, un nome soprattutto nel campo dei videoclip.  Lui abitava in via Solferino, una strada in cui mi sembrava di avere tutto a portata di mano. Agli inizi del 2000 ho conosciuto piazza Liberty dove viveva il mio compagno di allora Fabrizio Lombardo. Con la mia amica Isabella Russo che stava in via Manzoni, facevo spesso passeggiate artistiche milanesi con visite al Cenacolo e altri luoghi storici. Ma soprattutto a Milano sono diventata mamma per la prima volta. Parlo di Rosa, la mia prima figlia nata nel 2004, un anno dopo il mio matrimonio con Alessandro Enginoli. Con lui ho vissuto per tre anni in via Turati e qui ho incrociato la strada del mio cuore».

Qual è la via milanese che preferisce?

«La via Marco De Marchi. Mi ricorda una delle vie romane alberate e tranquille, dove puoi abbandonarti al piacere di una passeggiata senza fretta, grazie a marciapiedi larghi e bei palazzi da ammirare. E’ una via che incarna la mia visione di Milano, città affettuosa e gentile. Dove puoi vivere e lavorare bene».

I periodi che ha trascorso a Milano hanno coinciso con momenti lavorativi felici?

«Sì, vivevo a Milano, quando, nell’arco di diversi anni, ho girato “Non ti muovere” di Sergio Castellitto, “La passione di Cristo” di Mel Gibson e anche quando ho partecipato a Sanremo nel 2003 in diretta Rai. Chiaramente mi spostavo, ma tornavo a Milano tra una pausa e l’altra, era la mia base. E poi posso dire con orgoglio che c’ero quando è nato il nuovo nucleo della Milano dei grattacieli, quello di Porta Nuova e del cosiddetto nuovo centro».

E’ stato il set di un film?

«Sì, “Il mio domani” di Marina Spada, la cui storia era proprio ambientata a Milano. Era il 2011. Interpretavo Monica, una donna che riflette su se stessa e decide di cambiare la sua visione delle cose. Alcune scene erano proprio ambientate nella piazza Gae Aulenti quando era ancora un immenso cantiere e per me ha avuto un forte valore simbolico, proprio come metafora del cambiamento: difatti Milano è cambiata in meglio.  Poi il primo ciak è stato memorabile, perché la regista decise di fare un omaggio a “La notte” di Antonioni e girammo nello stesso punto in cui Michelangelo aveva filmato uno dei momenti del film proprio a Milano: come faceva Jeanne Moreau, anche io entravo nel portone del bellissimo Palazzo Fidia in via Melegari, un esempio dell’eclettismo milanese degli anni Venti. E poi sempre come la grande attrice francese venivo ripresa mentre vagavo nella notte milanese, in periferia dalle parti di viale Corsica».

Milano è anche altro per lei?

«E’ anche sinonimo di emozione per l’onore che mi è stato concesso di partecipare alla cerimonia di apertura di Expo 2015. Ma soprattutto è la gioia di sapere che anche se all’inizio cercavo di andare via da questa città, lei mi ha sempre richiamata. Milano è mitteleuropea, umana e pratica. Per me è sinonimo di arricchimento penso per esempio che è la città di Giorgio Armani, ma anche di musei, teatri, ristoranti e luoghi in cui ascoltare buona musica».

Lei infatti è anche cantante, sogna di esibirsi su un palcoscenico milanese?

«Sì, al Blue Notes e vorrei cantare pezzi del repertorio blues ma anche brani di Eric Clapton, uno dei miei autori preferiti. Insomma a Milano mi sembra di tirare fuori tutto il mio potenziale espressivo che ancora non ho esplorato appieno».

di MASSIMILIANO CHIAVARONE

mchiavarone@gmail.com