Milano – «A un certo punto mi sono detto: devo chiudere la partita". Così Claudio Gobbi a 74 anni si è laureato in Scienze politiche all’Università Statale di Milano. Alloro sul capo, tesi tra le mani, circondato dagli amici di una vita chiude il cerchio e conquista 106 su 110 con il suo “Contributo alla rinascita dell’ippica italiana“.
Cosa l’ha spinta a tornare all’università?
"Avevo dato tutti gli esami negli anni Settanta, ne avevo fatti anche quattro in più. Mi mancava solo la tesi quando ho abbandonato per lavoro e perché avevo preso altre strade. Prima di andarsene però bisogna mettere in ordine la casa. Mi laureo a 74 anni: lo faccio per me, per darmi dignità con una tesi e perché desidero ringraziare i miei genitori, che ai tempi avevano fatto così tanti sacrifici per farmi studiare e che avevo deluso non laureandomi. Ecco, vuole essere anche un omaggio postumo".
Al centro della tesi c’è l’ippica, perché?
"Ho voluto dare un mio contributo concreto per la rinascita dell’ippica italiana, che è stata grandissima. Con tre cavalli Federico Tesio ha rigenerato l’ippica mondiale e in pochi purtroppo oggi sanno chi era, si sono dimenticati anche i nomi di Nearco, Donatello II e Ribot. Fino al 1999 l’ippica dava soldi allo Stato, oggi è il contrario. Ma credo ancora nella possibilità di un rilancio, per il bene anche del nostro Paese. C’è una proposta di legge dell’onorevole Maria Chiara Gadda, vice presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati per la ristrutturazione dell’ippica italiana. E credo che dovrebbe tornare anche in tivù".
Chiude gli studi con la sua passione più grande, “a cavallo“.
"Mi sono avvicinato al suo mondo per mio papà, che era in Savoia Cavalleria. Ho iniziato a montare a 16 anni, ho partecipato all’ultimo corso per gentlemen rider a Merano, nel 1971, e mi sono appassionato in particolare ai purosangue. Non potevo permettermi un cavallo allora, ma ho vissuto vacanze indimenticabili: da quella del ’77 a Chantilly a quelle in Inghilterra con l’amico Ettore Gallotti, con cui ho visto le competizioni del Royal Ascot. Poi per alcuni anni ho avuto la mia cavalla, Olè Belle Paludi, e ho iniziato a scrivere di ippica e cavalli".
E com’è stato scrivere la tesi?
"Faticosissimo. Anche se sono argomenti dei quali mi sono sempre occupato. Non dormivo la notte, avevo un’ansia. Anche al momento della discussione ero agitatissimo e molto emozionato: temevo di bloccarmi e invece sono stato un fiume in piena, hanno dovuto fermarmi i professori".
Chi la ha accompagnata al traguardo?
"La mia amica del cuore Maura Caminada, alla quale ho fatto scrivere anche un capitolo nelle conclusioni, “Lo spaccato dei ricordi di una bimba degli anni sessanta, figlia di un appassionato“. C’erano tanti amici che mi hanno accompagnato negli anni, come Roberto Cociancich. La loro vicinanza mi ha commosso e, insieme, abbiamo organizzato una bella festa di laurea".