
Maternità
Milano, 2 luglio 2016 - Dal 30 settembre non nasceranno più milanesi alla Madonnina. La clinica di lusso chiude la maternità che da 58 anni raccoglie il primo vagito dei rampolli dell’alta borghesia e dei vip. Questione di conti: se nel periodo d’oro via Quadronno arrivava a 500 parti l’anno, oggi quella cifra è indicata come standard minimo per garantire sicurezza e qualità; e negli ultimi anni s’è arrivati a riempire a malapena cento culle. Poche, anche per assicurare "una gestione efficiente del reparto, incidendo in modo cospicuo sui costi fissi", spiega l’ad della casa di cura Andrea Mecenero.
La domanda è "in costante riduzione", con "una perdita media annuale del 15%". Partorire alla Madonnina costa in media sui 25mila euro, su internet si trova la recensione di chi ne ha pagati 35 mila, peraltro contenta d’esser stata "per sei giorni come la regina d’Inghilterra". I prezzi variano soprattutto in base alla fama del medico o chirurgo (le vip prediligono il cesareo che possono programmare); tolta la sua parcella alla clinica resta circa il 30% del conto pagato dalla cliente. Un segmento di lusso insomma, che negli ultimi anni ha patito, oltre alla crisi economica e a quella demografica col calo delle nascite, la concorrenza dei grandi ospedali, pubblici e privati che però macinano volumi e incassi lavorando per il servizio sanitario nazionale. Entrambi ormai, nei reparti per solventi, offrono privacy e servizi alberghieri pluristellati, a prezzi alti ma più competitivi. E non è solo questione di soldi: un tempo nascere alla Madonnina era un pedigree sociale, oggi va di moda essere più democratici. John e Lavinia Elkann hanno messo al mondo tre discendenti Agnelli al pubblico (e sabaudissimo) Sant’Anna di Torino. Ma anche la più tatuata Belèn Rodriguez, tre anni fa, per partorire Santiago scelse il Santa Caterina, cioè il reparto a pagamento della Mangiagalli. Il trend è questo: alla Madonnina chiude l’ultima celebre maternità privata-privata di Milano.
Il fu Giuseppe Rotelli, quando nel 2000 la comprò per il suo Gruppo San Donato insieme ad altre quattro cliniche da un Antonino Ligresti in ritirata dopo il rogo della camera iperbarica del Galeazzi, scelse di non convenzionarla con lo Stato, preservandola di lusso, per ricchissime (o munite di assicurazione generosa). E oggi, nella sanità d’alta gamma, funzionano altre specialità, come la chirurgia, non solo estetica: al posto di ostetricia e nursery la Madonnina si rifarà un blocco operatorio. E continuerà a lavorare con le sue cinque sale e terapia intensiva, 131 letti in camera singola, la diagnostica con macchine di ultima generazione, trecento collaboratori fra infermieri, ausiliari e medici compreso il mago della fertilità Enrico Semprini. Ma non ci nasceranno più bambini. Quattordici tra ostetriche e puericultrici altamente specializzate sono state messe in mobilità: la trattativa coi sindacati è in corso.