NICOLA PALMA
Cronaca

Coco Trovato, il super boss deve restare al carcere duro:"Ancora in contatto con i clan"

Lo storico capo della ’ndrangheta lecchese è al 41 bis dal ’92. Per la Cassazione, il settantaseienne non ha mai "reciso i vincoli" con la sua organizzazione

Franco Coco Trovato  fu arrestato dai carabinieri il 31 agosto 1992 nella pizzeria "Wall Street" di via Belfiore a Lecco

Franco Coco Trovato fu arrestato dai carabinieri il 31 agosto 1992 nella pizzeria "Wall Street" di via Belfiore a Lecco

Millano, 24 agosto 2023 –  È al 41 bis dal 1992 . E a quell’articolo dell’ordinamento penitenziario ha dedicato pure la tesi che gli ha consentito di conseguire la laurea in Giurisprudenza nel 2017. Nei giorni scorsi, la Cassazione ha deciso che Il boss della ’ndrangheta lecchese Franco Coco Trovato deve restare al carcere duro, a Rebibbia: i giudici hanno respinto il ricorso del suo difensore Valerio Vianello Accorretti e confermato il precedente verdetto del Tribunale di Sorveglianza di Roma.

Il capomafia

La biografia "lombarda" del capomafia, che il 2 maggio ha compiuto 76 anni, inizia nel 1967, quando lascia la provincia di Catanzaro per trasferirsi a Lecco a lavorare come muratore. La rapida scalata criminale, racconterà il collaboratore di giustizia Antonio Zagari, lo porterà ad acquisire nel 1983 "la dote di santista" e subito dopo a diventare "il capo società nel Lecchese". Coco Trovato stringe un’alleanza di ferro con i De Stefano di Reggio Calabria, rinsaldata dal matrimonio tra la figlia Giuseppina e il primogenito del boss Paolo, Carmine.

L’alleanza

A metà degli anni Ottanta , avviene poi l’incontro con Giuseppe "Pepè" Flachi, ras della Comasina, che gli consente di estendere fino a Milano l’influenza sul traffico di droga. Il 15 settembre 1990, sfugge a un attentato a Bresso: a terra restano Pietro Carpita e Luigi Recalcati, vittime innocenti dei sicari. La risposta non si fa attendere: tre giorni dopo, viene assassinato Luigi Batti, membro del clan camorristico che qualche tempo prima aveva deciso di staccarsi dall’asse Flachi-Trovato e di rifornirsi in proprio di eroina. La faida si chiuderà il 23 dicembre con l’assassinio di Salvatore Batti, freddato a San Gennaro Vesuviano.

L’arresto

Meno di due anni dopo, il 31 agosto 1992, il boss finisce in trappola: dopo settimane di appostamenti, i carabinieri fanno irruzione nella pizzeria "Wall Street" di via Belfiore a Lecco, intestata alla moglie, e lo arrestano. Al processo, generato dalla maxi inchiesta del pm Armando Spataro che scoperchiò per la prima volta il vaso di Pandora delle ’ndrine in Lombardia, Coco Trovato viene condannato a quattro ergastoli, da scontare al 41 bis. La sua battaglia contro il carcere duro va avanti da anni (con un ricorso anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo), ma finora non ha avuto alcun esito. E l’ultimo pronunciamento della Cassazione, le cui motivazioni sono state rese note nei giorni scorsi, prosegue su quella strada. Le valutazioni dei giudici si sono concentrate sul provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Roma, che il 17 novembre 2022 ha respinto il reclamo della difesa contro la proroga del regime differenziato disposta dal Ministero della Giustizia il 12 novembre 2021.

La Cassazione

I magistrati capitolini hanno evidenziato "lo spessore criminale di Franco Trovato, al vertice della locale di ’ndrangheta di Lecco, operante in stretta sinergia con la cosca Di Stefano egemone sul territorio di Reggio Calabria"; e a tal proposito è stato ritenuto irrilevante "l’avvenuto divorzio di Giuseppina Trovato e Carmine De Stefano", in considerazione del fatto "che il Trovato mantiene i contatti con il nipote Paolo". Di più: per il Tribunale, l’organizzazione criminale di cui Coco Trovato è stato dominus per decenni è attualmente operativa, come dimostrato da un’operazione del 2020 sulla cosca De Stefano e dai provvedimenti antimafia del 2021 della Prefettura di Lecco su imprese legate a parenti del boss. Dal canto suo, l’avvocato dell’ergastolano ha parlato di richiamo "fuorviante" al passato criminale di Trovato, "dal momento che ci si riferisce a condotte poste in essere tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, senza che le stesse possano perpetrare sino all’attualità elementi di eccezionale pericolosità". E ancora: ha sottolineato "il percorso detentivo intrapreso dal Trovato, caratterizzato da un comportamento corretto e da una presa di coscienza della sua situazione e dei delitti commessi, nonché dall’impegno nell’attività di studio e nell’attività lavorativa inframuraria". Tesi rispedite al mittente dagli ermellini, che non hanno ravvisato elementi che facciano pensare a una "effettiva recisione dei vincoli".

La sentenza

«Questa conclusione – si legge – viene costruita attraverso la valutazione dei colloqui in carcere del Trovato con i suoi familiari, dai quali si desume una perdurante attenzione alle vicende esterne, anche non riferibili al mero interesse affettivo, ma certamente riconducibili all’esistenza di rapporti economici e personali comunque evocativi dell’intento di continuare a conoscere le vicende dell’associazione". E il percorso dietro le sbarre? "Non pare tuttora essere accompagnato da una reale rivisitazione delle proprie scelte criminose e, pur in assenza di qualsivoglia collaborazione, comunque di una rielaborazione critica delle stesse, accompagnata da una precisa (e definitiva) crasi con il passato".