Milano, 11 marzo 2024 – I ciclisti milanesi sono mobilitati contro la riforma del codice della strada 2024. Ieri, domenica 10 marzo, i simpatizzanti del movimento “Sai che puoi?” hanno pedalato dalla Triennale a corso Monforte, per un flash-mob di protesta conclusosi a pochi passi dalla prefettura.
Gli sportivi sono convinti che le nuove regole porteranno l’Italia “indietro di 40 anni dal punto di vista della sicurezza stradale”.
Nel mirino ci sono norme che favorirebbero la velocità dei veicoli a motore, anche grazie a un minore investimento sugli autovelox, e penalizzerebbero la realizzazione di zone a traffico limitato e isole pedonali. Il nuovo codice della strada, per altro, prevede anche una serie di aggiornamenti che coinvolgono il popolo della mobilità dolce su due ruote.
Rapporto biciclette-veicoli
Automobili e altri veicoli, quando si troveranno a sorpassare le biciclette, dovranno mantenere una distanza minima di un metro e mezzo dalla due ruote superata. Una norma, questa, contestata dalle associazioni di ciclisti urbani, data la presenza della clausola per cui la norma vale solo “ove le condizioni della strada lo consentano”.
Nei centri urbani, invece, ai ciclisti toccherà procedere in fila indiana “in tutti i casi in cui le condizioni della circolazione lo richiedano”. Vietato, quindi, viaggiare affiancati. Fuori dai centri urbani la fila indiana sarà un obbligo, a meno che uno dei componenti del gruppo non abbia meno di 10 anni e proceda sulla destra dell’altro”.
Zona di attestamento ciclabile
Fra le novità più importanti c’è l’introduzione della cosiddetta “zona di attestamento ciclabile”: si tratta di una linea di arresto al semaforo per le bici più avanzata rispetto a quella delle auto.
Sarà demandata alla sensibilità di ciascun Comune, invece, la questione della guida contromano delle biciclette. Che sarà possibile, però, solamente in presenza di corsie ciclabili a doppio senso.
Equipaggiamento
Per circolare in strada saranno obbligatori campanelli per segnalare la propria presenza, luci anteriori bianche o gialle, luci posteriori rosse e catadiottri sui pedali e sui lati della bicicletta.
Le luci dovranno essere sempre accese in galleria e in determinate condizioni di visibilità (“da mezz'ora dopo il tramonto del sole a mezz'ora prima del suo sorgere”), oltre che quando ci si trovi a pedalare con la nebbia, la neve o con pioggia intensa.
Multe
Per convincere i ciclisti a rispettare le regole sono stare inasprite le sanzioni in caso di comportamenti irregolari. Chiunque venga sorpreso a infrangere una delle norme pagherà una multa da un minimo di 42 euro a un massimo di 173 euro, a seconda della gravità dell’infrazione.
Cosa non c’è (per i ciclisti)
Numerose, l’abbiamo detto, sono le contestazioni delle associazioni che riuniscono i ciclisti urbani alle nuove norme. In particolare vengono stigmatizzate le regole che renderebbero più complicata la realizzazione di infrastrutture che favoriscano la mobilità dolce.
In particolare si segnala in un documento diffuso anche da Legambiente il “blocco con effetto immediato della possibilità di realizzare corsie ciclabili, doppi sensi ciclabili, case avanzate, strade ciclabili fino all’emanazione di un futuro regolamento ad hoc del Ministero e all’aggiornamento di quello attuativo del codice”.
Dubbi sono avanzati anche sulla riduzione delle cosiddette “case avanzate”, ovvero l’area rossa riservata alla bici per poter svoltare davanti alla linea d’arresto delle auto. Queste, dicono i ciclisti urbani, vengono “ristrette ai soli casi di strade a una sola corsia di marcia e lungo cui deve essere già presente una ciclabile.
Infine nuovi ostacoli per i ciclisti sarebbero da identificare nel ridotto ricorso alla segnaletica orizzontale sulle strade ciclabili. Da qui, infatti, sparirebbero “simboli 30, auto e bici” raffigurati con vernice bianca sulla sede stradale.