Milano - Se sei uno studente o un professore della Statale, un impiegato degli uffici statali o del Tribunale di Milano, un residente dell’area universitaria vicino al Duomo oppure un semplice amante dello stile bohemien, della bella musica, del buon cibo e delle belle letture, quelle che sfogli delicatamente per paura di sgualcirne la copertina, allora ti sarà capitato di passare davanti all’insegna del Colibrì e di fermarti a bere un caffè o fare due chiacchiere, con Gigio, Teone e tutti gli altri ragazzi del caffè letterario in via Laghetto 911.
Accogliente, spensierato e felice, così come piace essere definito dai proprietari, il locale trae il nome dal piccolo pennuto colorato e dalle qualità magiche che gli vengono attribuite dalla mitologia, in grado con i propri poteri di trasmettere amore e energia alle persone che hanno il piacere di osservarlo. Il Colibrì nasce da un’intuizione di Gigio Moratti, all’anagrafe Giovanni – "Ma è Giovanni che sta per Gigio non il contrario" – figlio di Massimo Moratti, ex presidente dell’Inter, che nel 2015, assieme alla sorella Maria, decide di fondare a pochi metri dell’Università degli Studi di Milano un luogo che avesse le caratteristiche di un ambiente familiare, che potesse essere considerato casa da tutti e per tutti: "Tornavo da anni di studio all’estero, prima a Londra alla School of Economics e poi come blue book alla Commissione europea a Bruxelles, e mi sono reso conto che a Milano mancava un punto d’incontro e di scambio di idee, dove abbracciare le diversità". Lui, Gigio, si è laureato proprio lì in filosofia con tesi in ecological economics e da allora ha deciso di spendersi, in qualità di sustainability specialist, nel realizzare progetti con una forte vocazione sociale: "La storia di questa casa ci ha convinto ancora di più che fosse il posto giusto per dare sfogo alle nostre idee. Abbiamo acquistato l’edificio nel 2007, prima era una casa occupata, e in origine la dimora degli artigiani che lavoravano al Duomo, proprio qui, dove una volta passavano i Navigli, arrivavano le chiatte dei marmi pronti per essere lavorati. È sempre stato un luogo felice, noi abbiamo cercato di continuare la tradizione", racconta il più piccolo della famiglia Moratti, che ha reso il primo piano uno spazio di co-housing e il piano terra una sorta di apertura verso il mondo esterno, con tre porte, l’ingresso del bar, quello della libreria e quello del chiostro.
Il bistrot-libreria, che offre piatti all’insegna della sostenibilità, giovando della proficua collaborazione con Ciciarà, puntando sulla stagionalità dei prodotti e sul rapporto diretto con i produttori, è costituito da ambienti in simbiosi: "La libreria attrae i contenuti, permette di creare vernissage, eventi, concerti, presentazioni di libri e gruppi di lettura. Il più simpatico si chiama “Bestiario letterario”, è nato durante la pandemia e ad oggi vanta centinaia di lettori da tutta Italia, che si collegano via etere da Parma, Roma o Napoli. Il bistrot alleggerisce l’impatto della cultura e serve a mantenere calda la comunità che frequenta il Colibrì. Nel giro di due anni le vendite dei libri sono triplicate", racconta Gigio.
Nemmeno la pandemia ha tolto il sorriso e il buonumore ai ragazzi del caffè letterario, che grazie alla solidità della società hanno continuato a lavorare, confermandosi un punto di riferimento del tessuto culturale meneghino: "Ci siamo inventati le consegne a domicilio della merenda: vino, libri e un sorriso, che visto il periodo non guastava. Volevamo rimanere vicino ai milanesi e pensiamo di esserci riusciti".