Milano, 24 agosto 2016 - «Caro bagnino aprici il cancello che il tempo è bello e noi vogliam partir... O quanto ci rincresce abbandonare Celle. Le signorine belle che ci volevan ben». La

NOSTALGIA In alto, una delle stanze della ex Colonia distrutte dopo l’abbandono; sopra, il giardino di fronte all’edificio; a sinistra, foto della partenza nel 1946
canzoncina è nel cuore di
centinaia e centinaia di milanesi. Imparata a memoria quando erano bambini e l’estate, ma anche qualche periodo d’inverno,
lo trascorrevano a Celle, Celle Ligure, il paesino sulla costa savonese, dove da inizio Novecento sorgeva la
Colonia Marittima Milanese, fatta costruire dall’Opera Pia Milanese per
la cura balneare dei bambini tra i 6 e i 12 anni. Ora quel complesso diviso tra tre edifici (i padiglioni Baslini, Secondo e Sessa) su un’area di 4.800 metri quadri potrebbe essere demolito.
Abbandonato nel 1997, di proprietà della Regione Lombardia, assegnata a un’associazione di imprese che
avrebbe dovuto realizzarvi un albergo, poi finita in liquidazione, oggi è in completo sfacelo. E dall’opposizione comunale a Celle Ligure l’appello è un solo.
«Abbattete le Colonie Milanesi».
Muri sgretolati soffitti a pezzi, sedie e letti ammonticchiati, scritte di un’epoca che fu (anche dei balilla), la meta marittima di tanti piccoli milanesi crolla a pezzi. Un degrado testimoniato su Facebook da un gruppo di nostalgici che vissero quei tempi scanzonati. Soprattutto tra gli anni ’60 e ’80 quando la Colonia diventava teatro di battaglia tra quelli della Breda e quelli della Carlo Erba, con tanto di filastrocche e invettive. «Ci andavano i figli dei dipendenti delle aziende chimiche e farmaceutiche milanesi: la Montedison, la Pirelli, la Tosi», dice Alessandro Angius, che da quattro anni gestisce il gruppo «Quelli della colonia marina milanese di Celle

NOSTALGIA In alto, una delle stanze della ex Colonia distrutte dopo l’abbandono; sopra, il giardino di fronte all’edificio; a sinistra, foto della partenza nel 1946
Ligure». Tanti i ricordi tra i 70 membri che si sono iscritti. Tra chi rimpiange «le corse disperate verso le braccia di mio papà in visita la domenica e la distribuzione del pane con l’uvetta». A chi rammenta «il gioco del lancio dei noccioli delle pesche e i cestini con gli aghi di pino». La paura per i «mostri della collina e le piante carnivore», per gli ospiti dell’adiacente cottolengo, ma anche per la «direttrice Lia e i suoi fischi per entrare in acqua. Chi sgarrava saltava il bagno».
E ancora i mondiali del 1982, «le partite. Ma anche l’obbligo di andare a letto presto. E ciao festeggiamenti».
Alla notizia della possibile demolizione, Angius osserva che «la Regione avrebbe potuto recuperarla. È un peccato. Tempo fa avevamo pensato a una visita di gruppo. Ma la Colonia è ormai inaccessibile». Non ai cuori dei milanesi. Perché «tornare a Celle questa è la speranza che ci sostiene nelle avversità per dare al corpo stanco la baldanza e ritemprare in mar la volontà». luca.salvi@ilgiorno.net