ANNA GIORGI
Cronaca

Come è nato il nome NoLo? Quasi per caso davanti a un caffè a New York

Dall’incontro tra i tre creativi Luisa Milani, Walter Molteni e Francesco Cavalli l’acronimo che identifica l’area a nord di Loreto, prima di allora senza un nome preciso

Un scorcio di NoLo

Un scorcio di NoLo

Milano, 25 settembre 2023 – “Eravamo tre amici al bar che volevano cambiare... un nome".

Comincia proprio così, quasi per scherzo, la fortunatissima “avventura linguistica“ di “NoLo“, come ormai tutti sanno, (e copiano) acronimo di Nord Loreto. NoLo nasce davvero in un bar di SoHo, come leggenda narra, dall’incontro creativo di tre amici, Luisa Milani e Walter Molteni, designer fondatori dello studio "La Tigre" e Francesco Cavalli, fondatore e direttore creativo di LeftLoft, studio di visual design con sede a Milano e appunto New York.

Ce lo racconta Luisa Milani che a NoLo, nel quartiere più multietnico di Milano, abita da sette anni con il marito Walter Molteni e la loro bimba.

“Era il 2012, io e mio marito Walter eravamo a New York perché con il nostro studio di graphic design collaboriamo con il New York Times e il NewYorker . E arrivati lì non potevano non salutare il nostro amico comune Francesco Cavalli che ha una sede del suo studio milanese proprio a Brooklyn. E così scherzando davanti a un caffè gli stavamo raccontando che avevamo acquistato la nostra casa in zona viale Monza, ma condividevamo con lui la difficoltà di identificare la zona, in cui anche lui aveva abitato: era vicino a via Padova? Era poco distante dalla stazione Centrale? Era a Nord di Loreto? Riflettendo su quel quartiere in cui ho abitato dal primo giorno in cui mi sono trasferita a Milano perché costava poco ed era l’unica che mi potevo permettere, non riuscivamo quindi a definirne l’identità, cercavamo un modo per raccontarla con una parola e racchiuderne le peculiarità, come hanno saputo fare alcune altre città del mondo".

Bisogna fare una premessa, prima che i creativi, con una - bisogna ammetterlo - brillante invenzione, si mettessero al lavoro, quella zona faceva storcere il naso a chiunque.

"Non è male, ma non ci abiterei", era il ritornello. Perché sì è molto centrale, ha case belle dei primi del Novecento, ma c’era un motivo per cui costavano, in alcuni casi, anche 1500 euro al metro quadro, la statistiche di cronaca nera contavano numerose rapine e la microcriminalità da strada era molto diffusa e difficile da combattere e scalzare. Però quella zona aveva già allora un’anima interessante per chi aveva la sensibilità di coglierla. Anni di immigrazioni, prima dal Sud e poi dall’estero è l’unico posto di Milano che ricorda a tutti che esiste il mondo.

“Così chiacchierando - prosegue Luisa Milani - e camminando per SoHo abbiamo pensato a NoLo, dire vivo a NoLo suonava meglio che dire vivo in via Padova, vivo in viale Monza o vicino alla Centrale - continua - e abbiamo cominciato a usare l’acronimo con i nostri amici, tornando a Milano. Si è diffuso per puro passaparola senza strategie, senza intenzione di “gentrificare“ una zona. Rifiuto anche il concetto di brand, preferisco pensare che NoLo sia un organismo in trasformazione".

Visto il fortunato volano, c’è da chiedersi se può un nome cambiare le sorti di un quartiere.

"No, un nome da solo non fa nulla se dietro non c’è già un processo di trasformazione in atto.

Un nome non funziona da sé. ui, in queste vie qualcosa stava già cambiando, se non ci fosse già stata l’anima, nulla sarebbe successo".

mail: anna.giorgi@ilgiorno.net