Fuga di Artem Uss da Basiglio: patteggiano il capo del commando e il figlio

Trovata l’intesa sull’applicazione di pene da 3 anni (Vladimir Jovancic, 51 anni) e 2 anni (il 27enne Boris): hanno collaborato all’indagine

Milano, 25 giugno 2024 – Fecero parte del commando di cinque persone che aiutò Artem Uss nella sua fuga dai domiciliari a Basiglio il 22 marzo dell’anno scorso. Successivamente si sono “pentiti” e hanno dato una mano agli investigatori nella ricostruzione della vicenda, collaborando attivamente alle indagini.

Vladimir Jovancic, 51 anni, e il figlio Boris, 27enne, bosniaci, hanno patteggiato la pena davanti alla gip di Milano Anna Calabi, chiudendo il procedimento in cui erano accusati di procurata evasione pluriaggaravata. 

Un frame del video della fuga di Artem Uss dagli arresti domiciliari di Basiglio (a sinistra) e una foto dell'evaso
Un frame del video della fuga di Artem Uss dagli arresti domiciliari di Basiglio (a sinistra) e una foto dell'evaso

L’intesa

Vladimir, che sarebbe stato il capo del “gruppo d’azione” attivatosi per liberare il figlio dell’oligarca vicino a Vladimir Putin, tramite i suoi legali ha trovato un accordo con il pm Giovanni Tarzia per una pena a 3 anni di reclusione da scontare inizialmente in detenzione domiciliare mentre Boris si è “fermato” a 2 anni con pena sospesa.

Nella sentenza della giudice che ha ratificato il patteggiamento - da quanto appreso - ha influito la collaborazione mantenuta con gli inquirenti dai due uomini nel corso delle indagini.

L’indagine

Entrambi erano stati arrestati, su ordine della gip Anna Magelli, lo scorso 5 dicembre. Jovancic senior, con un mandato d'arresto europeo, era stato catturato in collaborazione anche con l'Fbi in Croazia e poi estradato nei mesi scorsi in Italia e trasferito al carcere di Opera.

Il figlio invece era stato intercettato dai carabinieri del nucleo investigativo di Milano sul lago di Garda, dove abita con la madre.

L’istanza

Sempre oggi, invece, davanti al Tribunale del riesame è stato discusso il ricorso presentato dagli avvocati Tatiana Della Marra e Ivano Chiesa con cui hanno chiesto l'estradizione di Dimitry Chirakadze, 54 russo, arrestato la sera del 13 giugno con le accuse di aver pianificato la fuga del manager russo ricercato dagli Stati d'Uniti d'America mantenendo i contatti tra la sua famiglia, tra cui la moglie, e il commando che ha lo ha fatto evadere dalla villetta a Cascina Vione, nel comune di Basiglio in cui era agli arresti domiciliari, e lo ha accompagnato in Serbia, lasciando l'Italia all'altezza della frontiera di Gorizia. 

Chirakadze, discendente da un granduca di Georgia, lui stesso nobile, negli anni passati ricevette la gestione della manutenzione dei servizi elettronici dei tribunali arbitrali russi. Sposato con una facoltosa donna russa, è socio della famiglia Uss in numerose attività. È un uomo “che risolve tutto”, ha detto di lui Jovancic