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Anni Piombo, Milano ricorda il commissario Luigi Calabresi ucciso 46 anni fa/ FOTO

La cerimonia si è svolta nel cortile interno della Questura, alcune corone di fiori sono state deposte sotto il busto della figura del commissario ucciso

Milano ricorda il commissario Luigi Calabresi ucciso 46 anni fa

Milano, 17 maggio 2018 -  "Nel 1972 avevo solo 12 anni e cominciavo ad accarezzare l'idea di entrare in polizia: Luigi Calabresi rappresentò per me un esempio". Con queste parole il capo della Polizia Franco Gabrielli ha esordito nel suo ricordo del commissario Capo, Luigi Calabresi, ucciso il 17 maggio del 1972 a Milano in un attentato terroristico, da assassini che lo additavano come responsabile della morte, avvenuta due anni e mezzo prima in questura, di Giuseppe Pinelli, durante un interrogatorio subito dopo la strage di Piazza Fontana. Si tratta di una pagina dolorosa della storia milanese di mezzo secolo fa, ancora molto viva nei ricordi anche di chi all'epoca era solo un bambino. A 46 anni da quell'omicidio, l'annuale commemorazione è avvenuta nel cortile della Questura di Milano, dove il funzionario prestava servizio e dove c'e' un busto che lo ricorda. Hanno partecipato anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana e la vicesindaca di Milano, Anna Scavuzzo. Presenti anche il figlio Mario, ora direttore di Repubblica e gli altri figli Paolo e Luigi assieme alla madre Gemma Capra, che Gabrielli ha salutato nel suo intervento.

Ricordando "la solitudine" in cui si era trovato in quegli ultimi anni della sua vita, il capo della Polizia l'ha definita la "condizione peggiore per un servitore dello Stato", anche se "pur sentendosi isolato e separato Luigi Calabresi ha continuato a fare il suo dovere". "Il 17 maggio di 46 anni fa qualcuno ha deciso di portare via la vita a Calabresi, nel contesto di una vera e propria guerra civile che ha attraversato in quegli anni il nostro Paese - ha ricordato Gabrielli - In quel frangente pero' c'erano comunque persone che stavano dalla parte della legge e del rispetto delle regole e persone che avevano deciso di stare dell'altra. Nessun revisionismo potra' non riconoscere quelle responsabilita'" ha concluso. Nel suo saluto, il questore Marcello Cardona ha sottolineato quanto tutto gli uomini della polizia "si rivedano in Luigi Calabresi", e quanto lo stesso Calabresi, a suo avviso, "si riconoscerebbe oggi nella polizia moderna che decide".