Milano, 11 giugno 2024 – Mattina del 9 aprile 2024 , i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro entrano nella sede operativa della società New Leather Italy srls. I militari del tenente colonnello Loris Baldassarre notano tre uomini che scavalcano il muro di recinzione per allontanarsi. Li fermano dopo poche centinaia di metri: due di loro non avrebbero dovuto essere lì, operai assunti in nero per assemblare i prodotti griffati Dior. Nel capannone, le condizioni igieniche sono "al di sotto del minimo etico": in cortile c’è un fabbricato accatastato come magazzino, ma all’interno gli investigatori dell’Arma ci trovano due cuociriso, un forno a microonde, due tavoli e dieci sedie. È il refettorio della fabbrica di borse, completamente abusivo.
E poi ci sono i locali con i macchinari, monitorati costantemente da un impianto di videosorveglianza: i dispositivi di sicurezza sono stati rimossi "all’evidente fine di aumentare la capacità produttiva, con correlativo aumento del rischio d’infortunio".
L’ispezione
I pm Luisa Baima Bollone e Paolo Storari annotano con precisione l’esito dell’ispezione: alla macchina incollatrice "è stato rimosso il dispositivo di sicurezza in plexiglas utile per evitare il contatto con il rullo", mentre la spazzolatrice è sprovvista del "carter di sicurezza che evita il possibile contatto tra il lavoratore e la parte rotante della spazzola, aumentando il rischio che lo stesso, oltre che provocare lesioni, possa rimanere impigliato alla stessa"; senza dimenticare la macchina incollatrice da banco, a cui è stato rimosso il meccanismo di arresto d’emergenza.
Emerge anche questo inquietante spaccato nelle 34 pagine del provvedimento con cui i giudici della sezione autonoma Misure di prevenzione del Tribunale hanno disposto il commissariamento di Manufactures Dior srl, braccio operativo di Christian Dior Italia srl direttamente collegato alla multinazionale francese Lvmh di Bernard Arnault, l’uomo più ricco al mondo con i suoi 233 miliardi di dollari di patrimonio.
Sfruttamento
Cifre distanti anni luce da quelle che incassavano gli operai stranieri per restituire ai committenti la borsa da esporre in vetrina a prezzi nettamente superiori a quelli di produzione (2.600 euro a fronte di un costo iniziale di 53): c’è chi ha parlato di poche centinaia di euro; e c’è chi addirittura ha dichiarato di non percepire una retribuzione fissa, aggiungendo "che suo cognato gli ‘consegna’ qualcosa e che usufruisce di vitto e alloggio presso i locali messi a disposizione dalla New Leather".
Quali locali? Un’abitazione adiacente al laboratorio, trasformata in un dormitorio "in condizioni di insalubrità “al di sotto del minimo etico”". Uno scenario che ha portato i carabinieri a denunciare per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro l’amministratore unico e il socio.
Le contestazioni a Dior
Per il collegio Pendino-Cucciniello-Spagnuolo-Vigorita, il sistema fotografato dalla Procura "è stato colposamente alimentato da Manufactures Dior, che non ha verificato la reale capacità imprenditoriale delle società appaltatrici alle quali affidare la produzione e non ha nel corso degli anni eseguito efficaci ispezioni o audit per appurare in concreto le effettive condizioni lavorative e gli ambienti di lavoro". Tradotto: "I modelli organizzativi e gestionali della società, almeno allo stato, si sono nel concreto rivelati inadeguati".
Di conseguenza, pur apprezzando la recentissima decisione dell’azienda di farsi parte attiva del tavolo tecnico istituito in Prefettura per contrastare il caporalato, il Tribunale ha nominato Giuseppe Farchione come amministratore giudiziario: il professionista dovrà passare al setaccio l’intera catena produttiva e i contratti di fornitura per intercettare altri eventuali "elementi sintomatici di situazioni analoghe" a quelle scoperte dai militari del Comando provinciale di Milano.
Situazioni di illegalità
Situazioni come quella fotografata nel corso del sopralluogo del 21 marzo 2024 nella sede di Pelletterie Elisabetta Yang a Opera, altra società a cui Dior ha subappaltato la produzione: macchinari senza dispositivi di sicurezza, contenitori di sostanze chimiche a rischio incendio o contaminazione, operai stranieri (in stragrande maggioranza cinesi) chini sul banco di lavoro dalle 6.30 alle 21.30.
Almeno questo hanno testimoniato i dati sui consumi di energia elettrica, che persino il giorno di Pasqua hanno fatto segnare valori mai inferiori ai due kilowatt/ora.