Milano, 7 novembre 2021 - Compie 80 anni il cardinale Angelo Scola. Ieri ha voluto celebrare la “messa di compleanno“ nella Basilica di San Nicolò, a Lecco, circondato dai fedelissimi di Comunione e liberazione, da amici, compagni di studi e parenti. "Disobbedendo ai medici", ha confessato al termine della celebrazione: "Non posso stringervi le mani, non posso fermarmi con voi – ha spiegato – non è un mistero che io sia affetto da una malattia autoimmune che mi rende più esposto ai virus, ma abbiate la certezze che la memoria di ciascuno di voi sarà nel mio cuore".
Da oggi, per età, "il papa mancato" in quel conclave del 2013 che elesse Mario Bergoglio, perde la sua qualifica di "elettore" e "la chiave" d’accesso a quella sala che sceglierà anche i futuri pontefici: da domani i cardinali elettori saranno 120, i non elettori 95. Scola, arcivescovo emerito di Milano, oggi vive in canonica a Imberido, frazione di Oggiono. Prima della pandemia continuava a celebrare messe, a confessare, visitava le famiglie. Un impegno in presenza frenato dalla crisi sanitaria anche se il cardinale continua a dare una mano in parrocchia. A settembre si era confrontato con il suo successore, monsignor Mario Delpini, durante un convegno sull’alleanza educativa tra le famiglie, collegandosi da remoto. Oggi lo incontrerà. Era tornato nella “sua“ Lecco - da dovere aveva fatto salpare anche l’esperienza di Comunicazione e Liberazione - per il festival del cinema, con una lectio su “Curare l’umano, corpo e anima“, ha voluto farvi ritorno ieri per la sua unica celebrazione, una messa di ringraziamento in occasione del suo 30esimo anniversario di ordinazione episcopale e alla vigilia del suo 80esimo compleanno. Lo aveva annunciato anche via social.
Nato a Malgrate il 7 novembre del 1941 da papà Carlo, camionista, e mamma Regina, casalinga, è stato eletto vescovo di Grosseto il 20 luglio 1991. Il 5 gennaio 2002 viene nominato patriarca di Venezia da papa Giovanni Paolo II. Il 28 giugno 2011 papa Benedetto XVI lo nomina arcivescovo metropolita di Milano: incarico lasciato nel 2017 per raggiunti limiti d’età. «La mia vita è già stata lunga e anche molto bella, cioè - per utilizzare liberamente un’espressione di Claudel - un misto di gioia e di dolore. Adesso si tratta di imparare che ancor più bello sarà, come per ogni cristiano, vedere il Volto di Dio", ha detto al settimanale diocesano di Venezia, Gente Veneta. Lo ha ricordato anche nell’omelia di ieri, nella parrocchia di monsignor Davide Milani, suo portavoce negli anni milanesi. "Difficile sintetizzare quegli anni in un ricordo – dice don Milani –, ho avuto modo di conoscere un teologo grandissimo, un pastore innamorato nella chiesa. Fu lui a riuscire ad avere sia Papa Benedetto che Papa Francesco a Milano. Ha saputo parlare di Dio senza timore non solo ai credenti, ma alla città in tutte le sue componenti: ricordo le 40mila persone della cultura e dello spettacolo in piazza Duomo per parlare di Eucarestia, il dialogo con l’Islam e le altre religioni non come esercizio sterile, senza cancellare la propria originalità ma facendola emergere. Non ha mai sprecato le parole".