
Le mamme che hanno vinto la battaglia
Sesto San Giovanni (Milano) – Due sentenze del tribunale di Monza hanno condannato il Miur e il Comune di Sesto San Giovanni per discriminazione indiretta nei confronti di studenti disabili.
A presentare ricorso sono state 21 famiglie, difese dallo studio Neri-Guariso e seguite dall’associazione genitori de La Nostra Famiglia onlus. È la quarta volta che l’associazione fa causa al ministero e la seconda al municipio per avere l’erogazione delle ore di sostegno e di educativa, che vengono indicate nella documentazione sanitaria di ciascun allievo, richieste dagli istituti scolastici ma, in questi anni, concesse solo in parte. “Abbiamo sempre vinto, ma vorremmo occuparci di altro, invece che di cause per ribadire che i diritti fondamentali non vanno ignorati. Per quanti anni ancora i diritti all’istruzione, all’inclusione e alla frequenza scolastica dei bambini e ragazzi con disabilità verranno lesi? – chiedono Stefano Rivolta e Cinzia Bernardi dell’associazione -. È demoralizzante che in una società civile si debba ricorrere a un giudice. Non devono più esserci famiglie alle quali si chiede di accompagnare a scuola o ritirare i figli a orari che non sono quelli uguali per tutti gli altri”. Si tratta di bambini dichiarati invalidi civili o portatori di handicap in situazione di gravità e individuati, quindi, come alunni con disabilità. Per ognuno di loro viene realizzato un documento sanitario chiamato “diagnosi funzionale”.
Poi nel Pei, il Progetto Educativo Individualizzato, redatto dal Gruppo di Lavoro Operativo del singolo studente, viene indicato il numero di ore di sostegno e di educativa necessarie. Le due ordinanze, come quelle passate, sono chiare: non sussiste alcuna discrezionalità da parte della pubblica amministrazione a modificare la quantità delle ore, neanche portando come motivazione l’indisponibilità finanziaria.
“La partecipazione del disabile al processo educativo si configura come un diritto fondamentale, la cui fruizione è assicurata attraverso forme di integrazione e di sostegno”, si legge nella sentenza. Se la pubblica amministrazione copre meno ore rispetto a quelle richieste, ad esempio per un assistente alla comunicazione assegnato a un bambino autistico (uno dei 21 casi), questa condotta “si risolve nella contrazione del diritto del disabile alla pari opportunità di fruizione del servizio scolastico e concretizza una discriminazione indiretta che ha l’effetto di mettere un bambino con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto agli altri alunni”. Subito dopo le notifiche del ricorso, il Comune ha provveduto a integrare le ore, ormai a fine anno scolastico. “Speriamo che a settembre non ci sia più bisogno di preparare nuove cause e che si comprenda che ogni bambino e ragazzo ha diritto a essere istruito, stare insieme ai compagni, essere realmente incluso nella classe, sviluppare le sue abilità – commenta Rivolta -. Il nostro è un grido di aiuto alla città e alle istituzioni: l’inclusione è un affare di tutti, non solo delle famiglie con disabili. Chiediamo un’alleanza per la scuola, perché tutti diventiamo sentinelle sui diritti: la responsabilità educativa non spetta solo ai genitori”.