e Massimiliano Mingoia
"Se ho sentito o vedrò Giorgia Meloni che oggi (ieri per chi legge, ndr) è a Milano? Assolutamente no". Il sindaco Giuseppe Sala taglia corto, ma i cronisti lo incalzano, a margine di un appuntamento a Palazzo Marino: l’incontro richiesto da un anno e mezzo dal primo cittadino alla presidente del Consiglio non s’ha da fare, per parafrasare “I Promessi Sposi“ di Alessandro Manzoni? "Non so – risponde Sala –. Non riesco a comprendere perché la premier non abbia la voglia, anzi l’interesse a confrontarsi con la comunità milanese. Se preferisce andare al Festival del quotidiano La Verità, cosa volete che dica? Niente. Io continuo a lavorare e intanto Milano si dà comunque da fare". La premier ha risposto appena arrivata in volo da Roma per un’intervista con Maurizio Belpietro, appunto: "Giuro che faccio del mio meglio – giura –. Ma sono una persona sola e probabilmente questo lo direbbero anche in molte altre città, si fa quello che si può. Le risposte mi pare arrivino, cerchiamo di darne a tutti, anche a Milano. Non ci sono priorità e non ci sono città che vengono abbandonate".
Tant’è, ormai l’incontro Sala-Meloni è diventato un tormentone. Il sindaco ha iniziato a invitare la premier a Palazzo Marino nel dicembre 2022, poche settimane dopo la vittoria del centrodestra alle Politiche e l’insediamento del Governo Meloni. Ma il faccia a faccia sulle priorità per Milano non c’è ancora stato. Sì, Sala e Meloni, nei mesi scorsi, si sono incrociati in Prefettura per un vertice sulla sicurezza e alla Scala per la Prima, ma l’invito a Palazzo Marino è sempre stato rispedito al mittente dalla presidente del Consiglio. Perché? Certo, i due vestono casacche politiche diverse, lui di centrosinistra, vicino al Pd, lei di centrodestra, leader di FdI, ma i loro sono incarichi istituzionali e il dialogo tra il Governo nazionale e la locomotiva economica italiana sarebbe auspicabile. Il condizionale, però, resta d’obbligo. Almeno per ora. La politica, in questo caso, riesce a dividere, più che a unire. Intanto, dal centrodestra, prima di Meloni a replicare a Sala pensa il deputato milanese di FdI Marco Osnato: "Tutti sanno che il presidente del Consiglio ha sempre dato ascolto a Milano, Sala evidentemente è alla ricerca disperata di visibilità, per compensare l’inefficacia della sua azione politica". Le posizioni di Comune e Governo restano distinte, se non distanti, anche sull’ipotesi di un secondo Cpr a Milano o sul raddoppio di quello di via Corelli. Sala racconta di non aver ancora parlato con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, "ma ho parlato con il prefetto, ribadendogli la mia idea: non c’è nessuna mia richiesta di chiudere il Cpr, io non sono contrario in linea di principio; chi deve essere rimpatriato va rimpatriato, ma ci devono essere regole chiare e in via Corelli abbiamo vissuto un’esperienza non positiva, visto che c’è un amministratore giudiziario. Dobbiamo sapere cosa avviene all’interno del Cpr. Il prefetto mi ha detto che il raddoppio di via Corelli potrebbe essere una soluzione, perché c’è ancora spazio e stanno facendo lavori che si concludereranno entro fine anno".
Intanto Meloni, prima di ripartire per Roma, è andata al Niguarda a trovare Christian Di Martino, il poliziotto accoltellato alla stazione di Lambrate: è entrata alle 19.45 da un ingresso laterale e insieme al direttore dell’ospedale Alberto Zoli si è recata direttamente in terapia intensiva, dove il viceispettore è ricoverato in condizioni sempre serie ma stabili. Il colloquio è durato pochi minuti.