
Il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib durante la preghiera per commemorare coloro che hanno perso la vita a partire dal 7 Ottobre 2023 e per i rapiti presso la sinagoga a Milano
Milano – “Ci siamo rimasti malissimo, non voglio fare polemiche ma malissimo”, ha detto il presidente della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi della scelta del sindaco Giuseppe Sala di non rispondere alle sollecitazioni (arrivate dalla Brigata ebraica e dall’associazione Pro Israele) d’illuminare Palazzo Marino d’arancio per Kfir e Ariel Bibas, i fratellini di 9 mesi e 4 anni rapiti il 7 ottobre 2023 dal kibbutz di Nir Oz insieme ai loro genitori (il tutto ripreso dal reparto media di Hamas) e riconsegnati in due bare insieme al feretro di una donna palestinese al posto della loro mamma Shiri (il cui corpo è stato restituito in seguito; Hamas sostiene siano morti per i bombardamenti israeliani, per l’Idf i bambini sono stati strangolati). “Non era un segnale politico a una parte o all’altra, ma un segnale per essere vicini in questa tragedia, di pacificazione. Il presidente della Regione Attilio Fontana ha deciso immediatamente di farlo” col Pirellone e Palazzo Lombardia, “per due sere”, ha aggiunto Meghnagi a margine di un momento di preghiera organizzato in Sinagoga per gli ostaggi morti a Gaza e per quelli ancora nelle mani di Hamas. “Affrontiamo un odio profondo cui non eravamo abituati, - ha detto in sinagoga il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib –. Stanno uscendo i fantasmi del passato. Abbiamo assistito ad un moltiplicarsi di nemici e a persone che credevamo amiche che non lo sono state. Ma ci sono anche persone che ci hanno appoggiati”.
Rav Arbib ha avuto anche un pensiero per Papa Francesco, che al Gemelli lotta contro una grave polmonite: “Mi auguro che le sue condizioni migliorano, è una persona che ha la forza di venirne fuori e gli auguro ogni bene”. “Siamo tutti preoccupati – ha aggiunto Meghnagi –, perché al di là di alcune dichiarazioni (il riferimento è probabilmente alle parole del Pontefice, nel suo ultimo libro, sulla necessità di “indagare per determinare” se l’intervento militare israeliano a Gaza “ha le caratteristiche di un genocidio, ndr) il Papa è un simbolo di pace”