Padre Giovanni Gentilin (nelle foto) come Dante Alighieri. Anche per il “prete degli ultimi“, come recita il celebre Canto dell’Inferno della Divina Commedia, la vera ragione dell’esistenza umana è il conseguimento delle virtù e della conoscenza. È con questa convinzione che il missionario canossiano 37 anni fa ha avviato il suo programma missionario nelle Filippine che nei giorni scorsi gli ha valso il premio “Nobel dei missionari“ e la visita alla onlus “Una mano aiuta l’altra“ che l’ha sostenuto. Padre Giovanni si è sempre prodigato per sconfiggere la povertà con la cultura, concedendo l’istruzione ai giovani di Tondo (Manila) nelle Filippine. Per questo suo nobile agire, dopo aver conseguito il titolo di Cavaliere della Repubblica a giugno, ha ricevuto dall’associazione “Cuore amico“ – che sostiene i suoi poveri ragazzi dando loro la possibilità di frequentare la scuola – il premio omonimo pari a un importo di 50mila euro.
Come spesso accade, la comunicazione del premio è capitata all’improvviso, ma non per caso. È dal 1989 che padre Giovanni lavora al progetto di supporto a distanza della cultura tra i poveri. Lo stimolo a iniziare furono, nei primi anni di sacerdozio in Italia, le parole di un giovane che gli confessò che non avrebbe potuto proseguire i suoi studi perché la sua famiglia era povera. Da quel momento, con l’aiuto del fratello, parroco nella diocesi di Roma, iniziò ad avviare il programma culturale ricercando privati, gruppi, scuole a supporto per realizzare il sogno dei giovani di istruirsi. Grazie ai 35 anni di progetto compiuti in questi giorni e commemorati con un pellegrinaggio nell’Italia che lo ha supportato, 3.873 sono i ragazzi e le ragazze che hanno potuto diplomarsi alla scuola superiore e laurearsi all’università: medici, architetti, insegnanti, infermieri, geometri.
"Dedico entrambi i riconoscimenti ai nostri poveri. Investirò l’ammontare nei progetti per Tondo: vogliamo salvare la “scuola della gioia“, che comprende 60 bambini molto poveri e che, a causa della crisi economica, sta chiudendo. Poi ci impegneremo per il “piatto della gioia“, salvando tanti bambini malnutriti a rischio di tubercolosi, e in progetti di riabilitazione medica e terapia fisica", spiega il missionario canossiano. Il “Nobel dei missionari“ per colui che ha dato il futuro ai giovani del quartiere più degradato di Manila, è degno di essere raccontato.