MICHELE MEZZANZANICA
Cronaca

Conclave senza l’arcivescovo di Milano. Ma il credo ambrosiano non è mai stato così forte

Mario Delpini non figura tra i 163 cardinali nominati da Bergoglio nel corso del suo pontificato. Tuttavia Francesco ha aperto la Chiesa alle istanze del cardinal Martini

Papa Francesco e, sotto da sinistra, gli arcivescovi ambrosiani Mario Delpini e Carlo Maria Martini

Papa Francesco e, sotto da sinistra, gli arcivescovi ambrosiani Mario Delpini e Carlo Maria Martini

Milano – Un Conclave con 135 cardinali, provenienti da ogni angolo del mondo, ma tra loro non ci sarà l’arcivescovo di Milano. Perché non è un cardinale ma un monsignore, Mario Delpini.

Un’onta e una beffa, per l'arcidiocesi più grande d’Europa e tra le più grandi al mondo, con 5 milioni di battezzati su 5,6 milioni di abitanti. E, soprattutto, che vanta una storia e un’autorevolezza unica, tanto da vantare un rito tutto suo, il rito ambrosiano ovviamente, l’unico ammesso in tutta la Chiesa cattolica latina (occidentale) al di fuori di quello romano.

Un’onta perché per risalire a un arcivescovo milanese che non fosse cardinale bisogna andare indietro fino all’Ottocento, con Luigi Nazari di Calabiana (1867-93). Perché l’erede di Ambrogio escluso dalla scelta del successore di Pietro è qualcosa di difficile da immaginare e da digerire, per quanto la Chiesa sia cambiata nel corso dei secoli, con l’Europa e l’Italia che restano importanti ma hanno un peso minore rispetto al passato.

Una beffa perché è stato proprio Francesco a nominare Mario Delpini arcivescovo di Milano, nel 2017, un po’ a sorpresa, figura minore rispetto a Scola e a Tettamanzi, successori del gigante Carlo Maria Martini. Messo alla guida del soglio di Ambrogio, Delpini lì è rimasto a livello di carriera ecclesiastica, perché tra i 163 cardinali creati da Bergoglio nel corso del suo pontificato (108 dei quali oggi elettori), lui non figura. Al contrario di Ocar Cantoni, vescovo di Como nominato cardinale nel 2022, con tanto di polemica sull’asse ecclesiastica Milano-Roma

Milano non sarà dunque rappresentata al prossimo Conclave, non avrà voce in capitolo nella scelta del successore di Francesco. A differenza di Como, ma anche di Siena o Agrigento. Milano che è una diocesi di primissimo piano, per i suoi numeri ma soprattutto per la sua storia, per la sua tradizione di autonomia pur nella fedeltà alla Chiesa di Roma che è un unicum nel Cattolicesimo. Milano che ha dato solo due Papi alla Chiesa, ma fondamentalmente perché non aveva bisogno e interesse, di insediarsi a Roma. 

Onta, beffa e pure paradosso. Perché l’esclusione arriva nel momento in cui le istanze coltivate dal cattolicesimo ambrosiano hanno trovato maggiore sponda a Roma, grazie alle aperture di Papa Francesco, gesuita come Carlo Maria Martini, l'arcivescovo ambrosiano che nel dualismo con Papa Wojtyła è stato per anni il punto riferimento per quanti non si riconoscevano nelle intransigenze di Giovanni Paolo II. Insomma, il pensiero ambrosiano fa breccia nelle stanze vaticane, ma il suo rappresentante ne rimane escluso.