Milano – A Milano, dove il tasso di occupazione femminile è al 63% (dato 2021), aumentano i papà che si occupano della quotidianità dei figli, superando la visione tradizionale dell’uomo «che porta il pane a casa».
Un passo avanti c’è stato dal 2012 quando anche l’Italia ha introdotto il congedo obbligatorio di paternità. Riservato ai dipendenti, solo 10 giorni retribuiti al 100%.
«Per una vera cultura della condivisione bisognerebbe equipararlo al congedo di maternità, 5 mesi con retribuzione all’80%», sottolinea Martina Albini, responsabile Centro Studi WeWorld.
Secondo l’indagine "Papà, non mammo” di Ipsos-WeWorld del 2022, solo un padre su due ne usufruisce. «L’uomo che si assenta dal lavoro per occuparsi della famiglia non è così accettato in ambito aziendale», rimarca Albini.
Il congedo parentale, facoltativo e retribuito al 30%, è usato soprattutto dalle madri: «Siccome le retribuzioni maschili tendono ad essere più alte, per non perdere una quota importante di reddito sono le donne a rimanere a casa».