Micael
Saillen*
I rincari dell’energia stanno registrando un contraccolpo importante – contratti e tariffe verranno aggiornati. Tra ottobre e dicembre 2021 il costo dell’energia elettrica aumenterà del 29,8% - con una spesa annuale per famiglia-tipo di 631€ - e quella del gas del 14,4% con un costo di 1.130€. Perché questa impennata? Il rincaro della materia prima è dato, innanzi tutto, dall’abbassamento delle riserve di gas naturale. Infatti, i paesi UE dispongono del 25% di gas in meno rispetto all’anno scorso. Inoltre, il rincaro è una conseguenza diretta del miglioramento della situazione pandemica: con la ripresa dell’economia, le aziende tornano a lavorare e la domanda di gas aumenta, e con essa il prezzo. C’è poi una componente ambientale: il costo della CO2 cresce in concomitanza dell’incentivazione alla decarbonizzazione per combattere il climate change. Le aziende che producono CO2 nell’UE devono pagare comprando quote di Ets. Questo sistema, istituito nel 2005 e attivo nei 28 paesi dell’UE, più Islanda, Liechtenstein e Norvegia, limita le emissioni prodotte da oltre 11.000 impianti ad alto consumo di energia e compagnie aeree operanti nello spazio economico europeo, coprendo circa il 40% delle emissioni totali di gas ad effetto serra prodotte nell’UE. Il prezzo delle quote viene però incrementato per spingere le imprese verso la decarbonizzazione, che porta ad un aumento dei costi di produzione e quindi delle tariffe in bolletta. Tuttavia, secondo il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, questo fattore pesa sull’aumento dei prezzi solo un quinto del rincaro, molto meno, quindi, dell’incremento del prezzo del gas. Cittadini e imprese sono in difficoltà: dalle aziende alimentari ed energetiche, a quelle di metallurgia e chimica per cui l’energia è una fonte primaria del costo di produzione, ad artigiani e negozi le cui apparecchiature dipendono da queste forniture. Per mitigare gli aumenti in bolletta va accelerato lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia: il “caro energia” è un segnale della ripresa economica ma è causato dalla dipendenza dalle importazioni di materie prime e dalla volatilità dei loro prezzi.
* CEO di Tate