
Gli ispettori della Guardia costiera
Milano, 3 gennaio 2019 - Era in vendita come baccalà, ma in realtà si trattava di “brosme salato”, specie affine al merluzzo ma di minor pregio. Per un commerciante milanese è scattata la sanzione di 1.500 euro nell’ambito di una serie di controlli disposti dalla Guardia costiera della Liguria, e il sequestro di 160 chili di pesce spacciato come baccalà particolarmente richiesto per i cenoni, pronto per finire sulle tavole imbandite. Blitz che a Milano hanno riguardato diversi negozi, bancarelle e ristoranti.
Alcuni titolari di pescherie e ristoranti milanesi (italiani e stranieri), sono stati sanzionati per assenza della documentazione commerciale che dimostra l’acquisto regolare del prodotto. Tra questi un commerciante straniero titolare di una pescheria nella zona di via paolo Sarpi, nella Chinatown meneghina, il titolare di un ristorante africano e il proprietario di una pescheria in pieno centro. Al titolare straniero di un ristorante sushi è stato contestato il mancato rispetto del piano di autocontrollo, in quanto avrebbe somministrato tonno e salmone crudi senza aver provveduto al precedente abbattimento termico. Per lui è scattata la sanzione di duemila euro. Posto sotto sequestro anche un esemplare di tonno pinne gialle intero, dal peso di 100 chili, perché privo di tracciabilità. Il grossista ha ricevuto una sanzione di 1.500 euro. L’operazione “Confine illegale” della Guardia costiera, con l’obiettivo di prevenire le frodi ai consumatori e tutelare le risorse ittiche, si è estesa fra Liguria, Piemonte e Lombardia. I
militari hanno eseguito complessivamente 132 ispezioni in mare o presso punti di sbarco in Liguria e 155 ispezioni ad attività commerciali (ingrosso, dettaglio, piattaforme, pescherie, ristoranti, negozi alimentari) in tutto il Nord-Ovest. Sono in tutto 92 le sanzioni irrogate per un importo complessivo di circa 194mila euro, con il sequestro di oltre 86 tonnellate di prodotto ittico. Blitz anche a Como, dove è finito nei guai il titolare di un’azienda cinese, fornitore di numerosi sushi bar e ristoranti etnici del Nord Italia, colto ad alterare le date di scadenza del salmone importato dalla Norvegia, modificandone anche il peso grazie alla realizzazione di etichette false che venivano sostituite a quelle originali. Il titolare dell’azienda e un dipendente sono indagati a piede libero per frode in commercio. Le sette tonnellate di salmone fresco dal valore commerciale di circa 60mila euro sequestrate dalla Guardia costiera sono state devolute in beneficenza. «Per la riuscita dell’operazione - si legge in una nota della Guardia costiera - è stato prezioso il contributo dell’ATS Insubria che, grazie al servizio veterinario, ha attestato l’idoneità al consumo umano del prodotto e, quindi, individuato e consegnato lo stesso a varie Onlus di Como, Milano e provincia, consentendo di devolvere l’ingente quantitativo a persone meno fortunate».