Milano, 24 marzo 2020 - Tre giorni fa Amazon aveva annunciato che "i dipendenti dei nostri centri di distribuzione si concentreranno sulla ricezione e spedizione dei prodotti di cui i clienti hanno più bisogno oggi", a partire dai prodotti per l’igiene e dai disinfettanti per la casa. Una misura che, secondo i sindacati, per ora "si è rivelata un bluff ed è rimasta solo sulla carta", mentre i driver continuano a macinare chilometri trasportando quei “beni non di prima necessità“ che costituiscono "l’80% dei prodotti veicolati". Abbiamo provato ad acquistare una serie di beni superflui con Amazon Prime. Per ora è possibile comprare, ad esempio, liquido per sigarette elettroniche con data di consegna 30 marzo, una bambola per bambini con "disponibilità immediata", ganci portasciugamani per bagno che dovrebbero arrivare a domicilio entro mercoledì.
Comprando pacchi di pasta, bene di prima necessità per eccellenza, poco cambia: la data di consegna è prevista tra il 28 e il 31 marzo. Il colosso dell’e-commerce fondato da Jeff Bezos, però, avvisa al momento dell’acquisto che "stiamo dando priorità ai prodotti di cui i clienti hanno più bisogno" e "alcuni articoli potrebbero non essere disponibili". "Anche i nostri delegati sindacali in questi giorni stanno provando a fare acquisti “superflui“, come ad esempio soprammobili, per capire se qualcosa è cambiato – spiega Emanuele Barosselli, segretario della Filt-Cgil Lombardia – e in effetti finora dopo l’annuncio non è cambiato nulla". E l’e-commerce, con gli italiani costretti a casa, sta facendo affari d’oro.
Ieri, primo giorno dall’entrata in vigore del decreto del Governo con la nuova stretta sulle aperture, nei centri logistici è stata una giornata di superlavoro come le altre. Il provvedimento non pone limiti alle attività dei corrieri, che in questi giorni sono in prima linea anche su servizi essenziali, soprattutto per anziani e invalidi, come il trasporto nelle case di spesa e farmaci, che fa registrare liste d’attesa sempre più lunghe. E l’idea della Cgil è quella di "dirottare sull’essenziale chi sta lavorando sul superfluo", tracciando una linea di demarcazione in un settore che ora non può fermarsi. "Spegnere Amazon per due settimane – prosegue Barosselli – in questo momento farebbe bene alla società. I lavoratori delle compagnie che lavorano per Amazon potrebbero essere deviati sulle consegne di generi alimentari e altri prodotti, filiere della logistica dove manca personale, distribuendo meglio anche i dispositivi di protezione".
Logistica e trasporti sono segnati in questi giorni, infatti, da un vorticoso turnover e da una perenne ricerca di personale, anche per colmare organici lasciati scoperti da dipendenti in malattia. Intanto Jeff Bezos ha aperto le porte ai camerieri che a causa del coronavirus hanno perso il posto di lavoro: "Stiamo assumendo 100mila persone e aumentando i salari, speriamo che le persone licenziate vengano a lavorare con noi".