
In coda davanti ai distrubutori
Milano, 17 marzo 2020 - Solo in tre hanno la mascherina sul volto. Un altro sfoggia un paio di guanti. Ma sono rarità davanti ai negozi aperti h24, senza personale all’interno, ma con distributori automatici che dispensano snack, tramezzini, caffè e bevande varie a ogni ora del giorno e della notte. I clienti non mancano, come abbiamo constatato ieri pomeriggio. Tutti in piedi o seduti sui gradini dei negozi (chiusi) a fianco, senza neppure rispettare la distanza minima di un metro. Così in corso Lodi, in viale Cassala (in due punti diversi) e in viale Certosa. Un assembramento evidente, sempre in viale Cassala, pure all’interno di un piccolo negozio di frutta e verdura. In barba alle disposizioni anti contagio. "Possibile che nessuno controlli?", si è domandato più di un residente, di passaggio in strada oppure affacciato alla finestra. In corso Lodi, davanti a un "free shop", c’è un accenno di coda.
Ma mentre i primi della fila sembrano abbastanza distanziati fra loro, gli ultimi formano un capannello sul marciapiede e chiacchierano tra loro, senza mascherine sul volto né senza aver preso altre precauzioni basilari, come stare un po’ più lontano. In viale Cassala, davanti a un altro "bar automatico", la situazione è identica: i primi formano una coda, ma attorno si accalca altra gente. Due parlano tra loro, uno è seduto su un gradino. E anche in questo caso non c’è rispetto sulle distanze. Ma non finisce qui, perché sulla stessa via assistiamo alle stesse scene davanti a un altro negozio con distributori h24. Pare anzi che qualcuno invogli le persone a consumare, proponendo a chi è all’esterno di bere un caffè.
E molti si fermano. Il caso peggiore, però, è all’interno di una piccola attività di frutta e verdura, sempre in viale Cassala: da fuori si contano dieci persone tra clienti e personale in uno spazio piuttosto ristretto, pieno zeppo di casse di merce. All’esterno ce ne sono altre tre, a selezionare banane e arance (e una sola ha la mascherina). E questi sono solo alcuni casi immortalati in città: con bar e ristoranti chiusi, queste attività sono diventate dei punti di approdo gettonatissimi, che facilmente, per la loro natura, si trasformano in luoghi di ritrovo improvvisati. Eppure di casa non bisogna uscire, se non per andare al lavoro, per ragioni di salute o situazioni di necessità, da provare (e va compilata un’autodichiarazione). I "furbetti" intercettati dalle forze dell’ordine vengono denunciati per violazione dell’articolo 650 del codice penale, cioè per l’inosservanza di provvedimento di un’autorità. La pena prevista: arresto fino a tre mesi o ammenda fino a 206 euro.