Milano, 30 gennaio 2020 - Dal quartiere Sarpi ai Navigli, dall’Isola a piazza Duomo. A Milano un messaggio fotocopia rimbalza di chat in chat. E, con tanto di errore lessicale, viene spacciato per "consiglio medico sanitario". "Non andate nei negozi cinesi, finché questo virus non sarà circoscritto e sconfinato", si legge. Il nuovo coronavirus partito da Wuhan non ha ancora “sconfinato” in Italia, ma la psicosi viaggia ugualmente online nei gruppi Whatsapp delle mamme di studenti, da nidi e materne fino alle primarie. Una delle tante ‘catene di Sant’Antonio’ che si diffondono in modo più ‘virale’ dei microbi, complice qualche utente che ne perpetra l’inoltro collettivo "per informare". Incuranti dell’effetto che questo potrebbe avere su famiglie e ragazzi cinesi che abitano nella multietnica metropoli.
«Ma stiamo scherzando, siamo diventati i nuovi ebrei da ghettizzare – scrive una mamma originaria di Wencheng e trapiantata a Milano –. Meno male che l’altroieri era il Giorno della memoria, la storia non insegna niente? C’è modo di risalire alla persona che fa girare questi messaggi e andare a fare una bella denuncia?". La sua preoccupazione non è infondata. Dietro la tastiera volano parole grosse. "Intanto i virus il più delle volte chissà perché arrivano sempre da lì! - scrive una donna su Facebook - A casa mia si dice prevenire è meglio che curare! Sta di fatto che molti cinesi sono sporchi!".
Nelle chat, per fortuna, le reazioni delle altre mamme sono di indignazione nella maggioranza dei casi. Ma il seme della paura trova terreno fertile: "Nessuno vuole creare panico, ma con la globalizzazione la Cina non è così lontana. Molti cinesi sono stati in quella località e l’incubazione è lunga. Un po’ di precauzione è d’obbligo", scrive un utente. "A quando vieteremo ai bimbi asiatici di frequentare la scuola come precauzione?", è la replica esasperata di una ragazza. In molte chiedono di fermare la catena di disinformazione e postano fonti ufficiali come l’Istituto superiore di sanità e gli esperti. Fra i più citati il virologo Roberto Burioni e l’appello a non dar credito a "messaggi che alimentano fobie". Semplice e diretta una mamma: "Mio nipote è cinese e il pensiero che qualcuno potrebbe discriminarlo per questo mi fa star male".