GIULIA BONEZZI
Cronaca

Coronavirus, a Milano altri 1.900 contagi. Domani riapre il Portello

Subito sette moduli per 104 letti, gestione “in condominio“ tra più ospedali

Tutto pronto per la riapertura del "Covid hospital" in Fiera al Portello

Milano, 22 ottobre 2020 - Riapre quasi certamente già domani l’ospedale del Portello, insieme a quello della Fiera di Bergamo, per iniettare subito 201 letti di terapia intensiva nel sistema sanitario lombardo che si prepara a fronteggiare la seconda ondata. Il governatore Attilio Fontana l’ha già annunciato, e la soglia tecnica dei 150 ricoverati in rianimazione Covid che fa scattare l’allerta 2 è a un passo: ieri erano 134 in Lombardia (mai così tanti dal 2 giugno), di cui 36 in ospedali di Milano che però da giorni manda pazienti verso altri hub. E con 1.858 nuovi contagiati in un giorno nella provincia (più di quanti se ne contassero in Lombardia una settimana fa, quando era già partita l’impennata) e 753 in città, non c’è da tergiversare.

Al momento la pressione è soprattutto sui reparti Covid degli ospedali hub (dove i ricoverati, 1.521, sono triplicati in una settimana), ma la Regione vuole che stavolta queste 18 grandi strutture multispecialistiche (cinque delle quali sono a Milano e due nell’hinterland) continuino a curare il più possibile anche gli altri pazienti. Così agli altri ospedali è stato chiesto di mettere a disposizione letti per i malati di Covid meno complessi. E sull’altro fronte , quello delle terapie intensive, il Padiglione del Policlinico al Portello, costruito grazie a 21,6 milioni di donazioni private, aperto a inizio aprile e definito troppo presto "inutile" perché, nonostante il primo modulo fosse stato tirato su in poco più di due settimane, aveva fatto in tempo a ricoverare solo 17 pazienti prima d’esser messo in stand by causa rientro dell’emergenza, ha la sua occasione di riscatto. Aprendo intanto 153 letti divisi in 4 moduli da 14, tre da 16 (per 104 posti subito) e poi sette da 7, cui si aggiungono altri 47 letti in 4 moduli da 12 all’ospedale degli Alpini di Bergamo. "Saranno occupati - ha spiegato l’assessore al Welfare Giulio Gallera - in base alla saturazione dei reparti di terapia intensiva Covid degli ospedali".

Ma questa volta con una gestione “condominiale“, perché i moduli saranno "adottati", dice Gallera, da diversi ospedali: i primi 7 divisi tra Policlinico, Niguarda e San Gerardo di Monza (16 letti a testa), San Matteo di Pavia, ospedale di Varese, di Legnano/Busto e Humanitas (14 ciascuno); quelli che apriranno in seguito, da 7 letti, distribuiti tra gli ospedali di Lecco e Como, del Gruppo San Donato e di Cremona (2 a squadra), mentre l’ultimo lo gestirà il Policlinico. "Tutto il sistema Lombardia sta lavorando all’unisono per fronteggiare questa nuova fase dell’emergenza", assicura Gallera. Per assicurare che continui così, il progetto deliberato ieri dalla Giunta prevede che la Ca’ Granda mantenga la regìa del Portello con un medico e un coordinatore infermieristico a governare tutti i moduli (lo stesso ruolo avrà il Papa Giovanni XXII all’ospedale degli Alpini, che si smezzerà col Civile di Brescia). E che gli ospedali hub forniscano ai moduli équipe con medici intensivisti (uno a posto letto) e infermieri d’area critica (tre per letto) esperti nella gestione del Covid, che saranno temporaneamente assegnati al Policlinico e al Papa Giovanni.

A loro volta , gli hub potranno "procedere a nuove assunzioni" ma "considerata la difficoltà di reclutamento in questa particolare fase di evoluzione dell’emergenza sanitaria" dovranno anche essere aiutati dagli altri ospedali lombardi, non hub, che metteranno a disposizione il proprio personale "preferibilmente su base volontaria".